Almeno 30 morti e alcune decine di feriti: è il bilancio provvisorio diffuso dalla forza Onu in Centrafrica in seguito ad attacchi attribuiti a ex ribelli Seleka e a combattenti Peul a Yamalé e Bagoa, villaggi della regione della Bakala, al centro del paese. “Un gruppo di individui armati ricollegabili ai Peul e agli ex Seleka hanno incendiato e saccheggiato le case. Stanno portando avanti le loro aggressioni nelle località vicine” precisa un comunicato della locale missione Onu.
La Balaka, situata nella prefettura della Ouaka, è da mesi una delle zone più instabili del Centrafrica. Proprio nel suo capoluogo di Bambari, 400 km a nord-ovest da Bangui, gli ex Seleka hanno stabilito il proprio quartier generale dal quale organizzano attacchi in tutta la zona. Fonti di stampa locale ed internazionale hanno riferito che a Bambari “è palpabile un clima di psicosi, ma anche di tensioni sociali forti e diffuse”. La popolazione chiede da tempo il disarmo di tutti i gruppi armati attivi nel capoluogo e nei dintorni – dov’è dispiegata la forza francese Sangaris – ma finora senza aver ottenuto grandi risultati. L’ultima ondata di violenza ha spinto numerosi civili a trovare rifugio nei pressi della locale base di Sangaris.
Solo ieri, nel suo intervento al Consiglio nazionale di transizione (Cnt, parlamento) la presidente Catherine Samba Panza ha riconosciuto che “oggi l’insicurezza è il problema numero uno in Centrafrica (…) alimentata da una coalizione di forze negative che cercano di attuare un colpo di stato istituzionale per insediare una terza transizione”. La Samba Panza, che ha tenuto consultazioni con tutte le ‘forze vive’ della nazione (istituzioni, politici, società civile,operatori socio-economici e gruppi armati), ha anche annunciato la creazione di un’ “unità di intervento rapido” per garantire la sicurezza delle popolazioni. Nell’ultimo periodo la situazione sul piano della sicurezza è tornata a deteriorarsi anche a Bangui dopo un periodo di relativa calma. – Misna