Giustizia, gestione della sicurezza e riforma dei media. Sono questi i tre settori nei quali in Tunisia è prioritario intervenire secondo la blogger tunisina Lina Ben Mhenni, fra i simboli della Rivoluzione del gelsomino, che delusa dal post Ben Ali continua a denunciare gli aspetti che non vanno nel Paese. “Purtroppo finora non ci sono stati grandi cambiamenti” in questi ambiti, dice. In un’intervista rilasciata a LaPresse a pochi giorni dalle elezioni in Tunisia (per le legislative si vota domenica 26 ottobre), Lina spiega uno per uno i tre punti a suo parere da riformare.
A proposito della giustizia il problema è che “non c’è stata una giustizia transizionale”. Adesso “i ministri di Ben Ali rientrano dall’estero nell’impunità e alcuni si presentano alle presidenziali, e questo è grave”, dice la blogger, sottolineando che “chi ha danneggiato la Tunisia dovrebbe essere giudicato”. Fra i candidati alle presidenziali che si terranno il 23 novembre, per esempio, c’è l’ultimo ministro degli Esteri di Ben Ali, Kamel Morjane. Corre per il suo partito Al Moubadara (‘L’iniziativa’ ndr), emanazione del partito di Ben Ali ‘Rassemblement constitutionnel democratique’ (Rcd) dissolto subito dopo la rivoluzione. Nel 2011 Morjane si era scusato con i tunisini per avere accettato di servire sotto Ben Ali, assicurando di non avere avuto alcuna responsabilità delle pratiche autoritarie del regime. Ennahda non ha invece presentato alcun nome per le presidenziali.
Quanto al settore della polizia e della sicurezza in generale il problema è che si fa ancora uso della tortura e, vista l’attualità della questione terrorismo, “succede che quando si verificano i casi di aggressione da parte degli agenti si chiede alla gente di accettarli con il pretesto che la polizia lo fa per combattere il terrorismo”, spiega Lina Ben Mhenni. “Questo è stupido, non c’è il diritto di torturare e uccidere le persone nell’impunità”, afferma. Proprio recentemente due detenuti sono morti a seguito di torture nelle carceri tunisine: si tratta di Mohamed Ali Snoussi e Ali Ben Khemais Louati. “Sono scioccata” e “sono andata anche a incontrare le famiglie” ma “media ufficiali e tv non ne hanno parlato molto” quindi “proviamo a parlarne su alcuni siti d’informazione online”.
Infine il terzo punto indicato da Lina Ben Mehnni è la necessità di riformare il settore dei media. “Si dice che c’è libertà di espressione e di stampa, ma adesso i media sono controllati o manipolati dai partiti o da lobby e uomini d’affari e non ci sono media liberi nel vero senso della parola”, dice la blogger. “A livello di libertà di espressione è vero che si può dire tutto, ma si può ancora andare incontro a intimidazioni. E quindi c’è ancora molto lavoro da fare”, aggiunge. La stessa Lina è stata vittima di un’aggressione da parte della polizia a Gerba lo scorso agosto, un’aggressione che definisce “immotivata” e contro cui ha presentato denuncia. “Non lascerò cadere perché è stata un’aggressione gratuita”, conclude. * Chiara Battaglia – La Presse