Il “regime” al potere in Egitto è un “golpe contro la rivoluzione del 25 gennaio”: lo affermano gli attivisti del movimento 6 Aprile, tra i principali protagonisti delle rivolte del gennaio 2011 che portarono alla cacciata di Hosni Mubarak, all’indomani della condanna a 3 anni di carcere comminata ieri a tre leader del gruppo per aver organizzato “dimostrazioni illegali”.
In cella sono finiti Ahmed Maher, Mohamed Adel e Ahmed Duma, che al momento della sentenza hanno lanciato slogan contro “il governo dei militari”. movimento – scrive il quotidiano al Ahram – ha annunciato il proprio ritiro del sostegno alla road map post-Morsi. La tattica del governo ad interim “è oppressiva, annunciamo la morte della road map”, afferma il coordinatore del movimento, Amr Ali. La Ue ha chiesto all’Egitto di riconsiderare la sentenza di condanna dei tre leader del movimento. I servizi dell’Alto rappresentante agli esteri, Catherine Ashton, parlano in una nota di sentenza che “sembra basata sulla recente legge sulle manifestazioni, che è ampiamente considerata troppo limitante della libertà di espressione”. Ashton auspica che “queste sentenze possano essere riviste nei processi d’appello”.
Critico con le condanne l’Arab Organization for Human Rights basata al Cairo, si legge sul sito di Al Ahram, secondo la quale vanno in senso contrario alle “rivoluzioni” del 25 gennaio 2011 e del 30 giugno 2013, consacrate entrambe come tali nel testo della nuova costituzione che sarà sottoposto a referendum a metà gennaio.
E contro la sentenza si esprimono anche i Fratelli Musulmani, per voce dell’ex ministro per lo sviluppo locale, Mohamed Ali Bisher. ”Giorno dopo giorno – dice in una nota l’esponente della Fratellanza e dell’Alleanza per la legittimità, che lotta per riportare al potere il destituito presidente islamista Mohammed Morsi – gli aspetti negativi della legge anti-proteste emergono con violazioni palesi dei diritti e delle libertà’ degli egiziani”. Bisher denuncia anche ”la campagna continuata dal colpo (di stato ndr) e dal suo apparato di fare i conti contro tutti quelli che parteciparono alla rivoluzione del 25 gennaio (2011), quelli che sembrano intenzionati a mantenere le vittorie del rivoluzione o quelli che chiedono il raggiungimento dei suoi obiettivi”.
I Fratelli musulmani hanno anche annunciato che più di 450 membri della Fratellanza detenuti, fra cui alcuni stretti collaboratori del presidente deposto Mohamed Morsi, hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la loro prigionia e il “trattamento disumano” a cui denunciano di essere sottoposti. Lo si legge in un twitter della Confraternita, in cui si afferma che a molti di loro “sono vietate le visite dei familiari, l’assistenza giuridica e le cure mediche”. Denunciano inoltre di trovarsi “in celle sovraffollate e malsane”.
Un’inchiesta giudiziaria è stata intanto aperta anche contro un gruppo di giudici, raccolti nel movimento riformista ‘Giudici per l’Egitto’, che si occuparono della supervisione delle presidenziali e proclarono la vittoria del destituito presidente islamista Mohamed Morsi un giorno prima della diffusione del risultato ufficiale da parte della Suprema commissione elettorale. Sono accusati di aver formato un gruppo che disturba la sicurezza e la pace sociale, e di aver creato dissidi all’interno della magistratura. (ANSAmed).