L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha reso noto che le agenzie dell’ONU sono pronte a garantire assistenza ai rifugiati somali che dal Kenya sono intenzionati a tornare in patria a partire da gennaio, così come previsto da un accordo siglato dai governi di Nairobi, Mogadiscio e dall’ONU stessa.
In base a quanto riferito dall’OCHA, sarà istituito un periodo pilota di sei mesi tra gennaio e giugno durante il quale saranno garantite a circa 10.000 rifugiati somali tutte le misure necessarie per il rimpatrio, purché il reinsediamento sia volontario e nell’area d’origine in Somalia.
L’OCHA ha aggiunto che presso i campi di Dadaab, nel nord del Kenya dove attualmente sono ospitati circa 500.000 rifugiati, le operazioni per registrarsi ed ottenere l’assistenza necessaria sono già cominciate, anche se non ha ancora specificato quante siano le persone che vi si sono registrate finora.
Nel frattempo sui media keniani si moltiplicano i resoconti e le storie di rifugiati somali che si rifiutano di prendere parte all’operazione di rimpatrio volontario. Il quotidiano ‘Daily Nation’ ha pubblicato ieri un ampio reportage da Dadaab, da cui emerge come la maggior parte dei somali intervistati preferiscano aspettare ancora prima di cominciare il rientro in patria, temendo che la situazione della sicurezza possa deteriorarsi all’improvviso.
Ricostruzioni condivise anche dai media somali, come per esempio i portali d’informazione SomaliCurrent o Midnimo, secondo i quali la maggior parte dei rifugiati che si sarebbero rivolti finora alle agenzie dell’ONU avrebbero chiesto informazioni sulla volontarietà del rientro, rifiutandosi di registrarsi per il rimpatrio e chiedendo piuttosto di poter restare in Kenya in attesa di essere reinsediati in qualche paese occidentale.* Michele Vollaro – Atlasweb
