24/02/14 – Sud Sudan – Offensiva ribelle da Malakal ai pozzi di petrolio

di AFRICA

 

Il Sud Sudan non deve perdere la speranza, nonostante in questo momento drammatico la logica delle armi stia prevalendo sulle ragioni del dialogo: lo dice alla MISNA monsignor Roko Taban, amministratore apostolico della diocesi di Malakal, la più colpita dal conflitto cominciato nel dicembre scorso.

“Il confronto e la trattativa – dice monsignor Taban – sono l’unica via per affrontare i problemi e oggi in Sud Sudan questo è più vero che mai”. L’amministratore apostolico parla mentre nella sua diocesi il cessate-il-fuoco concordato il 23 gennaio ad Addis Abeba grazie a una mediazione africana sembra non valere più nulla.

Secondo monsignor Taban, “l’ingresso dei ribelli nella città di Malakal la settimana scorsa ha portato nuovi lutti, distruzioni e atrocità”. Ma cattive notizie sono arrivate anche da altre zone della diocesi. Nel fine-settimana le forze fedeli al presidente Salva Kiir e i ribelli di Peter Gadet, alleati con l’ex vice-capo di Stato Riek Machar, si sono scontrati circa 80 chilometri a nord della città di Bor. Le versioni sull’esito della battaglia sono opposte, ma fonti di stampa riferiscono comunque di vittime e feriti. E combattimenti sono segnalati anche nei pressi del giacimento petrolifero di Paloich, uno dei più ricchi del Sud Sudan, nella regione di Upper Nile. Unità ribelli hanno sostenuto di aver preso il controllo di Akoka, una località a nord di Malakal vicina ai pozzi. Secondo il quotidiano Sudan Tribune, oggi Paloich vale il 70% della produzione nazionale di greggio.

Monsignor Taban sottolinea che “al momento non ci sono segnali di una controffensiva delle forze governative”. La settimana scorsa il ministro degli Interni Tulio Odongi ha riferito in parlamento di “diserzioni di massa” in seno all’esercito. Una tendenza che, in alcune zone, avrebbe riguardato addirittura il 70% degli effettivi. Secondo monsignor Taban, va tenuto in conto il peso specifico del gruppo etnico di Machar nelle Forze armate. “Prima e dopo l’indipendenza del 2011 – sottolinea l’amministratore apostolico – i Nuer sono sempre stati una componente decisiva”. – Misna

 

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