E’ chiuso da alcuni giorni il centro culturale francese di Kigali, dopo l’atto di espropriazione emesso dal comune della capitale per “mancato rispetto del piano urbanistico”. Lo ha confermato l’ambasciatore francese in Rwanda Michel Flesch, precisando che il terreno sul quale sorge l’edificio bianco dell’istituto è stato consegnato alle autorità locali lo scorso 16 aprile.
“Secondo le autorità non abbiamo valorizzato il terreno in conformità con il piano urbanistico” ha dichiarato il diplomatico, sottolineando che “tutte le attività sono sospese fino a quando non sarà trovata un’altra sede”. Il Quai d’Orsay ha minimizzato la vicenda, annunciando che i corsi si terranno presso la scuola francese di Kigali e altre attività culturali presso la sezione francofona della biblioteca municipale. Mobili e documenti del centro culturale sono già stati trasferiti in una residenza di proprietà dell’ambasciata.
L’espropriazione del centro culturale francese si verifica in un periodo di rinnovata tensione diplomatica tra Kigali e Parigi, esclusa dalle celebrazioni per il ventennale del genocidio. Lo scorso 7 aprile, il presidente Paul Kagame è tornato a puntare il dito indirettamente contro la Francia per il suo coinvolgimento nei massacri della primavera del 1994, mai riconosciuto ufficialmente.
“In realtà la procedura di confisca legale è stata avviata mesi fa dal Comune. Non c’è alcun legame con la recente crisi diplomatica tra i due paesi” ha detto il sindaco di Kigali Fidèle Ndayisaba, sottolineando che “il terreno occupato dall’Istituto francese del Rwanda (Ifr) non è stato utilizzato in modo razionale, tenendo conto della legge del 2008 che impone alcuni coefficienti di densità (cioè volume totale dell’edificio rispetto alla superficie del terreno, ndr)”.
Una prima richiesta è stata consegnata alle autorità francesi nel novembre 2013, con una scadenza di 90 giorni, fino allo scorso febbraio. Il mese scorso il Comune di Kigali ha fatto richiesta di confisca, lasciando all’Ifr 30 giorni di tempo per “porre fine all’occupazione del terreno”. L’atto di espropriazione chiede a Parigi di far procedere entro 15 giorni alla demolizione dell’edificio poiché “potrebbe rappresentare una minaccia alla sicurezza”. Se la demolizione non dovesse essere attuata, sarà il Comune a procedere e trasmettere la fattura con le spese sostenute all’ambasciata di Francia.
Sulla carta per quel terreno la rappresentanza diplomatica francese è beneficiaria di un contratto di 30 anni, concesso nel 2010 dalle autorità ruandesi, dopo che Kigali aveva riallacciato relazioni diplomatiche con Parigi. Tra il 2006 e il 2009, gli anni della rottura diplomatica, l’Ifr era stato chiuso. – Misna