I combattenti dell’ex ribellione Seleka saranno integrati nei ranghi delle Forze armate del Centrafrica (Faca): la decisione è stata presa dall’ex capo ribelle Michel Djotodia, nominato presidente dopo il colpo di stato dei suoi uomini lo scorso 24 marzo, al termine di un incontro con il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) e i rappresentanti dei principali sindacati. Ma per il nuovo uomo forte del Centrafrica, l’inserimento dei ribelli nell’esercito regolare, considerato un passaggio necessario per ristabilire la sicurezza del paese, rappresenta una delle principali sfide della transizione.
“Abbiamo un problema serio: quando il nostro movimento ha lasciato il nord-est ed è arrivato a Damara, contavamo 5000 uomini, mentre oggi i combattenti registrati sono 200.000” ha riconosciuto lo stesso Djotodia, citato dall’emittente locale ‘Radio Ndekeluka’. L’incremento del numero di uomini che si presentano sotto la sigla Seleka – che significa alleanza in lingua sango, una vasta coalizione di gruppi ribelli nata nel 2012 per rovesciare l’ex presidente François Bozizé – sarebbe dovuto, secondo il capo dello Stato, al fatto che “a Bangui molti banditi, trafficanti di droga e altri soggetti si sono uniti al nostro movimento. Ora vestono la divisa e hanno armi in mano, quindi se gli chiediamo di ritornare a casa loro, sarà una catastrofe”.
A tre mesi dal colpo di stato l’insicurezza permane nella capitale Bangui ma anche nelle principali città centrafricane dove esponenti della Seleka continuano a saccheggiare, rubare e minacciare civili, soldati regolari, esponenti religiosi e rappresentanti della società civile. Uno scenario incerto causato anche da gruppi armati originari dal Sud Sudan e dall’Uganda, tra cui l’Esercito di resistenza del Signore (Lra), che ha costretto la maggior parte degli operatori umanitari a sospendere i propri interventi in Centrafrica.
Nei giorni scorsi la stampa locale ha riferito del ricorso crescente al rapimento come arma di ricatto da parte dei ribelli di Djotodia. Ieri nel quartiere Boy Rabe, a Bangui, un caporale dell’esercito è stato rapito mentre due membri della stessa famiglia sono stati portati via nel quartiere di Fouh. A Bouar (ovest) è stato trattenuto il responsabile regionale dell’amministrazione che gestisce il settore della pastorizia: i miliziani gli hanno chiesto di consegnargli le tasse percepite dal suo ufficio. Non basta a rassicurare la popolazione lo smantellamento dei posti di blocco illegali eretti dai ribelli a Bria e nelle zone centrali dove uomini della coalizione ribelle bloccano e derubano convogli di civili impegnati nel commercio di bestiame.
D’altra parte testimonianze concordanti citate dal quotidiano locale Journal de Bangui hanno riferito della formazione in corso di forze opposte al nuovo potere, che si fanno chiamare Siriri (pace in linga sango). Pentole in mano, decine di abitanti della capitale hanno protestato nel fine settimana per chiedere il ritorno della pace e della sicurezza. – Misna