Episodi di violenza di carattere locale, che però il governo deve saper tenere sotto controllo anche attraverso una capacità di dialogo: fonti della MISNA definiscono in questi termini gli agguati attribuiti venerdì e ancora oggi agli ex ribelli della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo).
Secondo padre José Luis Mejía Gonzáles, un missionario comboniano che vive nella provincia centrale di Sofala, “episodi locali potrebbero espandersi qualora il governo non li tenesse sotto controllo e non dimostrasse una disponibilità al dialogo”. Gli agguati, l’ultimo dei quali avvenuto oggi all’alba nonostante il dispiegamento della polizia militare, sono stati sferrati lungo un tratto centrale della strada nazionale che collega Maputo al nord del Mozambico. Nel mirino degli aggressori sono finiti mezzi di trasporto civili che transitavano nel Sofala, non lontano dalle foreste di Gorongosa, la storica roccaforte degli ex ribelli.
Secondo le fonti della MISNA, non sono in pochi a temere l’inizio di una nuova fase di violenze e instabilità 20 anni dopo la fine della guerra civile. Nel fine-settimana a Maputo e nelle principali città del Mozambico si sono svolte manifestazioni e iniziative per la pace promosse anche dalle Chiese cristiane e dalle comunità musulmane.
La tensione sta crescendo con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, in programma quest’anno, e di quelle legislative e presidenziali, previste nel 2014. “La Renamo ha minacciato il boicottaggio – ricorda padre José – sostenendo che non ci sono le condizioni per uno scrutinio trasparente e democratico”. Di certo, il Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo) del presidente Armando Guebuza ha egemonizzato la vita politica degli ultimi 20 anni. Quanto alla Renamo, fonti concordanti la descrivono come un partito incapace di costituire un’alternativa a livello nazionale. “Oggi – dicono alla MISNA – gli ex ribelli possono contare su un sostegno diffuso solo nel centro del paese, in particolare nel Sofala”. – Misna