A pochi mesi dalla scadenza del contratto decennale tra lo Stato del Niger e Areva, il ministro delle Miniere Omar Hamidou Tchiana ha lanciato un sopraluogo di tutti i siti sfruttati dal gigante francese dell’uranio. “Rispettiamo Areva come partner strategico ma vogliamo un partenariato equilibrato affinché il Niger possa trarre maggior vantaggio dal settore in termini di tasse ed entrate” ha dichiarato il ministro. Presente in Niger da più di mezzo secolo Areva possiede il 63,6% della Comaïr e il 31% della Cominak, le due società di proprietà del paese africano. Alcuni mesi fa, il presidente Mahamadou Issoufou aveva sottolineato la sua intenzione di aumentare le entrate provenienti dalla vendita dell’uranio e che attualmente rappresentano soltanto il 5% del bilancio. “Le risorse naturali devono servire gli interessi del nostro paese. Pensiamo che il 20% debba essere il minimo” ha sottolineato Tchiana.
Al di là delle entrate minerarie, Niamey punta anche ad ottenere dai negoziati in corso maggiori garanzie da parte di Areva per quanto riguarda investimenti nelle infrastrutture stradali nel nord del paese. In particolare punta alla costruzione di una nuova strada tra Tahoua e la regione mineraria di Arlit, a più di 1000 km a nord della capitale.
Tra gli altri aspetti controversi del partenariato c’è l’apertura del giacimento di Imouraren, il cui sfruttamento inizialmente previsto per il 2012 è slittato di tre anni a causa del rapimento di alcuni dipendenti di Areva e della crescente insicurezza nella regione dopo l’attentato ad Arlit dello scorso maggio. “Per noi la scadenza del 2015 non è una data negoziabile” ha insistito il ministro. Il governo di Issoufou non intende evitare ulteriori ritardi anche perché ne va della credibilità del presidente che dovrebbe candidarsi alle elezioni del 2016. Il sito di Imouraren, con una capacità produttiva prevista di 5000 tonnellate all’anno, dovrebbe far passare il Niger da quarto a secondo produttore mondiale di uranio.
Nel frattempo il governo nigerino sta aprendo il settore minerario ad altri partner: pochi giorni fa ha concesso un permesso di ricerca di uranio e sostanze connesse alla società straniera Pan African Minerals Ltd nella regione di Agadez (nord). I termini della convenzione siglata con la compagnia australiana prevedono 1,2 milione di dollari di investimenti in progetti sociali. Proprio a causa delle crescenti minacce alla sicurezza che hanno rallentato le attività nel settore dell’uranio e dell’aumento delle spese militari, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha ridotto le sue previsioni di crescita economica del Niger, da un tasso atteso del 6,2% al 5,8%. A dare respiro all’economia dell’ex colonia francese potrebbe invece contribuire la produzione petrolifera, avviata con la Cina nel 2011, che ha già raggiunto i 16.500 barili al giorno. – Misna