Nel secondo anniversario delle prime elezioni democratiche, la Tunisia è piombata nella paura del terrorismo islamico. A Sidi Bouzid, nella regione centrale del paese, almeno sette uomini della Guardia nazionale sono rimasti uccisi in una sparatoria, seguita all’irruzione in un covo.
La tensione a Sidi Bouzid ha finito per ripercuotersi sul delicato clima politico. A Tunisi la conferenza stampa del premier è stata ripetutamente rinviata. Lo stesso capo del governo ha poi detto di aver congelato le sue dimissioni fino a quando non verrà raggiunto un accordo con l’opposizione.
Momenti di tensione anche nella capitale, tra i manifestanti dell’opposizione e la polizia, dispiegata in modo massiccio.
“Un governo che firma documenti e promette roadmap, che si è impegnato ufficialmente a restare in carica solo un anno, è ancora là, minaccia, occupa i posti, usa i soldi dei cittadini e continua a disegnare una costituzione che nessuno ha ancora scritto”.
Il braccio di ferro tra il governo di ispirazione islamica e l’opposizione laica sta paralizzando il paese, congelando, di fatto, il governo.
“Il primo ministro mi ha ancora una volta assicurato che non tornerà indietro sulle due dimissioni. Dopo che l’Assemblea costituente avrà creato la Commissione elettorale e deciso la data di inizio dei lavori”, ha detto in tv il capo dello stato.
Due anni dopo la primavera araba, l’opposizione laica tunisina si dice pronta a tornare in piazza. – Euronews