25/03/14 – Ciad – Petrolio: danni all’ambiente, multa per azienda cinese

di AFRICA

 

Dovrà pagare una multa di 1,2 miliardo di dollari la filiale ciadiana della China National Petroleum Corporation International per “danni all’ambiente”: è l’ultimo atto del braccio di ferro che oppone da mesi il governo di N’Djamena e la compagnia petrolifera cinese. Una condanna senza precedente nell’ex colonia francese.

“Alla luce del mancato rispetto dei suoi obblighi e delle ripetute violazioni delle norme ambientali, il governo esige dalla filiale ciadiana della Cnpci il pagamento di una multa di 1,2 miliardo di dollari e la riparazione dei danni” ha annunciato il ministro dell’Ambiente Mahamat Issa Halikimi. Le attività petrolifere della società ha inquinato il bacino di Bongor, a sud-ovest di N’Djamena.

In realtà il contenzioso risale allo scorso agosto, quando le autorità ciadiane hanno sospeso le attività della Cnpci per “violazione delle norme ambientali” nei giacimenti sfruttati nel sud. Quattro dirigenti dell’azienda di Pechino erano stati costretti a lasciare il Ciad. “Non solo non hanno gli equipaggiamenti necessari per ripulire il greggio scaricato, ma si è trattato di uno scarico intenzionale per ridurre i costi” aveva accusato il ministro Halikimi. La società cinese aveva poi chiesto ai lavoratori locali di ripulire l’area inquinata, senza fornire abiti e strumenti di protezione. Dopo due mesi di trattative e una serie di garanzie da parte della Cnpci, le attività di estrazione e sfruttamento sono riprese regolarmente lo scorso ottobre.

Due settimane fa, sempre nel bacino di Bongor, circa 1500 lavoratori ciadiani hanno osservato uno sciopero per rivendicazioni salariali – aumento dello stipendio e premio di rischio – mai prese in considerazione dallo scorso anno da parte invece delle società Great Wall Drelling Corporation e China National Logging Corporation.

Nel contempo il governo di N’Djamena ha un contenzioso aperto con un’altra compagnia petrolifera, la statunitense Exxon Mobil, accusata di non aver pagato alcune tasse allo Stato.

E’ dal 2003 che il Ciad è entrato nella cerchia dei paesi produttori di oro nero, ma finora le entrate petrolifere non hanno consentito di migliorare in modo significativo le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. Secondo dati ufficiali, nel 2011 la produzione si è attesta attorno ai 120.000 barili al giorno. In base agli ultimi dati diffusi dal ministro delle Finanze e del Bilancio, Bedoura Kordjé, nel 2013 il 32,4% delle entrate del paese sono derivate da attività non petrolifere. “Una prospettiva economica incoraggiante per il 2014” ha sottolineato Kordjé. – Misna

 

 

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