E’ contrassegnata da un’affluenza molto bassa l’elezione dei 200 membri del Parlamento tra 1600 candidati in lizza. In base ai primi dati diffusi dall’Alta commissione nazionale per le elezioni, a metà giornata solo il 13% di 1,5 milione di aventi diritto è andato a votare. La partecipazione è stata molto limitata a Tripoli, ma soprattutto nelle zone più instabili dell’est.
Sulla carta 1626 seggi elettorali sono aperti, ma nei fatti solo due sono stati operativi a Sebha, sette a Derna e dieci a Kufra. A tenere la gente lontana dai seggi, anche nel distretto di Obari, il timore di attacchi da parte di gruppi armati e il malcontento di diverse comunità – tra cui i Zwai e i Tuareg – nei confronti del governo centrale.
Disordini hanno contrassegnato la giornata elettorale a Bengasi, dove a sud della città almeno tre soldati sono stati uccisi in scontri con ribelli islamisti. Nell’est il generale Haftar ha decretato una tregua nei combattimenti per consentire ai libici di andare a votare, ma di fatto le operazioni non si sono potute tenere in zone controllate da insorti estremisti.
Al di là dell’insicurezza, la bassa affluenza viene collegata da stampa e osservatori alla totale sfiducia della gente nelle istituzioni, in particolare nei confronti del Congresso generale nazionale (Cgn), il cui mandato è scaduto lo scorso febbraio. Nonostante proteste di piazza i parlamentari si sono più volte rinnovati il proprio mandato. Il nuovo Parlamento, chiamato Camera dei rappresentanti, dovrà sostituire il contestato Congresso.
Al centro degli interrogativi anche il numero ridotto di iscritti nei registri: solo 1,5 milione di aventi diritto invece dei 2,8 milioni alle legislative del 2012, primo scrutinio libero dalla caduta del regime di Gheddafi. Rappresentanti delle comunità berbere nel sud-ovest e in altre regioni del paese hanno denunciato la mancata consegna dei documenti necessari. – Misna