Si è ulteriormente aggravato il bilancio delle violenze della scorsa settimana tra due comunità rivali – i Guerzé e i Konianké – della zona di N’Zérékoré, seconda città del paese, nella regione Forestale, al sud-est del paese. In tre giorni almeno 95 persone sono rimaste uccise e un centinaio di civili è stato ferito negli scontri cominciati a Koulé, che hanno raggiunto anche N’Zérékoré e Beyla. L’ultimo bilancio è stato diffuso dal portavoce del governo guineano, Albert Damantang Camara. Fino a pochi giorni fa le vittime accertate erano 58.
Intanto “131 persone sono già state arrestate per il loro presunto coinvolgimento nei fatti di N’Zérékoré e ingenti quantità di armi sono state sequestrate” ha aggiunto Camara. Nell’instabile regione sud-orientale la situazione è tornata sotto controllo ma la tensione è ancora palpabile. Le forze dell’ordine proseguono le proprie operazioni di sicurezza sia nel capoluogo regionale che a Koulé e Beyla, mentre le autorità amministrative, religiose e tradizionali stanno lanciando appelli alla calma e al dialogo. Esponenti del governo si sono già recati sul posto e nei prossimi giorni è attesa la visita del capo del governo, Mohamed Saïd Fofana.
Sul piano giudiziario, dietro richiesta del procuratore della Repubblica, è stata aperta un’informazione giudiziaria presso il tribunale di primo grado di N’Zérékoré. “L’obiettivo è quello di fare piena luce sulle violenze per processare gli autori dei crimini commessi (…) Diversi sospetti sono già stati arrestati, possedevano armi illegalmente” ha dichiarato il portavoce del ministero della Giustizia, Mohamed Béavogui. Lunedì scorso è stato decretato giorno di lutto nazionale in memoria delle vittime.
Ad innescare la scia di violenza è stata la morte, nella notte tra il 14 e il 15 luglio, di un giovane di etnia Konianké durante una presunta rapina in una stazione di benzina nel villaggio di Koulé, a circa 40 km dal capoluogo di N’Zérékoré. Il giorno dopo sono cominciati attacchi attribuiti a giovani Konianké ai danni di decine di abitazioni di esponenti della comunità Guerzé. Gli scontri sono durati più di 72 ore nonostante il coprifuoco e il dispiegamento di rinforzi militari nella zona. Fonti sanitarie e della Croce Rossa hanno riferito di crimini di un’estrema efferatezza tra i due gruppi.
Storicamente la regione Forestale non è nuova a ondate di violenze intercomunitarie – la più grave risale al 1991 – e i fatti degli ultimi giorni hanno riaperto vecchie ferite e tensioni legate a motivi economici o di convivenza quotidiana tra i due gruppi. I Guerzé sono per lo più cristiani o animisti, mentre l’etnia dei Konianké è a maggioranza musulmana e strettamente legata alla comunità liberiana dei Mandingo. A complicare la coabitazione tra i due gruppi c’è la vicinanza di tre paesi fortemente instabili: Sierra Leone, Liberia e Costa d’Avorio. I miliziani delle nazioni confinanti, teatri di crisi e guerre negli ultimi decenni, hanno trovato rifugio nel sud-est della Guinea. Inoltre nel 2009, il capitano Moussa Dadis Camara che ha preso il potere con un colpo di stato a Conakry, aveva armato centinaia di giovani originari dalla regione Forestale, ritornati a casa negli ultimi mesi, sulla carta dopo un processo di disarmo.
Il riaccendersi delle violenze a N’Zérékoré si è verificato mentre la Guinea si sta preparando ad un cruciale appuntamento elettorale. Dopo anni di rinvii e braccio di ferro politico tra la maggioranza del presidente Condé e l’opposizione, un voto legislativo è in agenda per il 24 settembre. – Misna