È un clima teso quello che da ieri si respira a Juba, all’indomani della decisione del presidente Salva Kiir di destituire l’intero governo.
Se un rimpasto era atteso, la scelta di Kiir, che con una serie di decreti diffusi martedì notte ha mandato a casa il vicepresidente e tutti i ministri e i viceministri senza nominare alcun sostituto, ha creato stupore e preoccupazione.
Mezzi blindati e soldati da ieri sono dispiegati intorno a tutti i principali luoghi del potere a Juba, capitale del Sud Sudan, mentre ancora non si conoscono le motivazioni ufficiali del gesto.
Secondo l’ex-ministro dell’Informazione, Barnaba Marial Benjamin, Kiir ha agito nell’ambito dei poteri costituzionali e quanto prima provvederà alla nomina dei sostituti.
Il governo, intanto, viene garantito dai sottosegretari.
Tra le misure prese, viene confermata anche la destituzione di Pajak Amum, Segretario Generale del partito di governo del Sud Sudan, Splm (Movimento popolare di liberazione del Sudan), da parte di Salva Kiir, nella sua qualità di presidente del partito. Nel decreto in questione si nomina anche una commissione incaricata di indagare sul comportamento “politico e amministrativo di Amum”.
Il quotidiano ‘Sudan Tribune’ ricorda come proprio di recente Amum abbia espresso pubblicamente aperte critiche nei confronti dell’operato politico di Kiir.
Amum, segretario generale del partito di governo, il Movimento di liberazione popolare del Sudan (SPLM), aveva nelle settimane scorse dichiarato la propria intenzione di volersi candidare la presidenza del partito e di voler partecipare alle prossime elezioni presidenziali previste in Sud Sudan nel 2015. * Ernesto Sii – Atlasweb