Crisi economica e disordini socio-politici: rischiano di essere questi, dice alla MISNA Erica Penfold, ricercatrice del South African Institute of International Affairs (Saiia), i “danni collaterali” causati dall’epidemia di ebola in paesi tra i più poveri al mondo e ancora convalescenti dopo devastanti conflitti civili.
Il punto di partenza è l’inevitabile aumento delle spese sanitarie che sta già spingendo Sierra Leone, Liberia e Guinea a indebitarsi. “I governi di questi paesi hanno già poche risorse a disposizione – sottolinea Penfold – e con ebola i bilanci pubblici devono essere rivisti a causa dell’aumento della spesa per la sanità, le correlate misure di ordine pubblico e sicurezza nonché il calo delle entrate dovuto all’indebolimento delle attività economiche”.
Secondo l’esperta, specializzata nelle strategie di contrasto alla povertà e a favore dell’integrazione regionale, “in economie che hanno appena cominciato a riprendersi dopo decenni di instabilità dovuti a malgoverno e conflitti civili questo onore può determinare anche disordini sociali e politici”.
Preoccupano in particolare le decisioni della multinazionali di evacuare parte del loro personale e rivedere programmi di investimento. Penfold cita i casi di China Union, una società che ha cominciato quest’anno a esportare minerali di ferro dalla Liberia, e di Arcelor Mittal, colosso indiano pronto a “ridurre le proprie attività”.
Secondo l’esperta, “se il virus continuerà a diffondersi potrebbero essere sospesi anche altri progetti minerari con potenziali conseguenze sul Prodotto interno lordo”. I pericoli riguardano anche comparti come i servizi e il turismo, non trainanti in paesi come Guinea, Liberia e Sierra Leone ma comunque decisivi in una prospettiva di sviluppo. “Il rallentamento della crescita del Pil – sottolinea Penfold – può accompagnarsi a insicurezza alimentare, carovita e riduzione delle scorte; e anche i servizi rischiano di essere condizionati dalla riduzione degli scambi commerciali e dal blocco dei trasporti sia a livello locale che internazionale”.
Sierra Leone e Liberia sono usciti dalla guerra civile rispettivamente nel 2002 e nel 2003. Come la Guinea, che non è stata però dilaniata da un conflitto interno, dipendono in modo accentuato dalle esportazioni di diamanti, minerali di ferro, bauxite e altre materie prime. – Misna