Finora la crisi in Centrafrica “ha soltanto suscitato contributi disperatamente sufficienti”: è l’allarme lanciato alla 68a Assemblea generale dell’Onu dal segretario generale Ban Ki-moon. Nel suo discorso di apertura ha messo in guardia la comunità internazionale sul fatto che “l’ordine pubblico si è sgretolato” e che “milioni di persone sono prive da ogni assistenza e rischiano di essere vittime di esazioni” in un “paese nel caos”. L’appello di Ban è giunto a poche ore da una riunione ministeriale in agenda per oggi a New York sulla crisi in Centrafrica, teatro dallo scorso dicembre di un’insurrezione di gruppi ribelli che lo scorso 24 marzo hanno preso il potere con un colpo di Stato, destituendo l’ex presidente François Bozizé. Da allora l’ex capo della coalizione Seleka, Michel Djotodia, presidente autoproclamato, e il governo di transizione non riescono a ristabilire l’ordine sull’immenso territorio.
Nel suo discorso all’Onu, anche il presidente francese François Hollande ha dichiarato che “dopo il Mali, è il Centrafrica che ci deve allarmare”, esortando la comunità internazionale a fornire un sostegno logistico e finanziario per “potenziare la forza panafricana già dispiegata”. Per Hollande urge “ristabilire l’ordine in un paese in pieno caos” e dove “le popolazioni civili sono le prime vittime delle esazioni che stanno sempre più assumendo una valenza confessionale”.
La Missione internazionale di sostegno al Centrafrica (Misca) presente nell’ex colonia francese può soltanto contare su 1400 soldati e poliziotti messi a disposizione da Camerun, Ciad, Congo e Gabon; un numero ancora insufficiente per sostenere Bangui nella lotta all’insicurezza alimentata dalla Seleka e dai sostenitori armati di Bozizé.
Finora solo il 37% dei 195 milioni di dollari richiesti dall’Onu per far fronte alla crisi è stato sbloccato. L’Unione Europea ha aumentato il suo aiuto umanitario a 20 milioni di euro e si è impegnata a sostenere finanziariamente la Misca. Ma è ancora troppo poco: secondo l’Onu 1,6 milioni di centrafricani, circa un terzo della popolazione, ha bisogno di un aiuto umanitario urgente mentre più di 270.000 persone sono sfollati interni o rifugiati nei paesi confinanti.
Alla riunione odierna, co-presieduta da Francia, Onu e Unione Europea, parteciperanno rappresentanti dell’Unione Africana, degli Stati Uniti e dei paesi dell’Africa centrale. – Misna