Almeno l’86% dei certificati elettorali sono già stati distribuiti e le operazioni procedono “in modo soddisfacente”: in un clima di forte tensione politica e sociale si vuole rassicurante la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) a pochi giorni dalle legislative rinviate dal 24 al 28 settembre. Finora 4,36 milioni di aventi diritto hanno ricevuto il proprio documento elettorale su 5,09 milioni di guineani iscritti nel registro dei votanti. “In data del 28 settembre avremmo raggiunto il 100%” ha assicurato Kader Aziz Camara, dirigente della Ceni, l’organismo elettorale da mesi al centro di critiche sull’organizzazione del voto rinviato più volte dal 2011 e sospettato di orchestrate frodi a favore del partito al potere, il Raggruppamento del popolo guineano (Rpg) del presidente Alpha Condé.
A Conakry la situazione rimane tesa dopo i disordini cominciati lo scorso fine settimana in più quartieri periferici, considerati feudi dell’opposizione, e conclusi con un morto e almeno 70 feriti. Nei punti nevralgici della capitale e nei quartieri già teatro di violente proteste – Mollahtoureya, Coza, Bambeto, Hamdallaye e Wanindara – è stato rafforzato il dispositivo di sicurezza.
“La situazione è più calma da ieri ma la tensione rimane alta. C’è tante gente arrabbiata dopo che le proprie case sono state saccheggiate e per le violenze subite. Questa esasperazione diffusa si aggiunge a tanta frustrazione per il carovita e per il rischio di irregolarità su vasta scala. Per molti l’esito del voto è scontato” dice alla MISNA una fonte della Chiesa cattolica locale, secondo la quale il rinvio di soli quattro giorni “rischia di non bastare per assicurarci elezioni regolari e serene”. Nelle ultime ore sia il governo che il capo del principale partito di opposizione – l’Unione delle forze democratiche di Guinea (Ufdg) – Cellou Dalein Diallo hanno chiesto ai propri sostenitori di dare prova di ritegno e moderazione. Inoltre la data scelta corrisponde con una triste ricorrenza per il paese, l’anniversario del massacro allo stadio di Conakry del 2009. “E’ una ferita aperta e tanta gente aspetta ancora giustizia. Non è stata una grande idea di convocare il voto proprio quel giorno” aggiunge la stessa fonte della MISNA, anonima per motivi di sicurezza.
Anche la missione di osservazione elettorale dell’Unione Africana (UA) si è detta “preoccupata per il perdurare di tensioni e violenze alla vigilia del voto” ha detto il capo della missione Mahamadou Danda, ricordando che alla Guinea servono “elezioni credibili, trasparenti, serene ed inclusive per concludere la transizione politica” dopo le presidenziali del 2010, le prime libere mai organizzate dall’indipendenza dalla Francia 55 anni fa. – Misna