L’accusa è stata lanciata dal noto settimanale d’inchiesta ‘Mail&Guardian’: la Lonmin, grande compagnia mineraria attiva nel settore del platino a Marikana, nel nord-ovest del Sudafrica, avrebbe evaso le tasse dovute su circa 215 milioni di dollari tra il 2008 e il 2012. Proprio nel 2012 uno sciopero dei minatori era sfociato in una strage, con 34 lavoratori uccisi dal fuoco della polizia mentre chiedevano aumenti di salario allora rifiutati dall’azienda.
Proprio i lavori della commissione d’inchiesta sul massacro hanno fatto emergere il trasferimento di 3,2 miliardi di rand a una controllata della compagnia con sede nel paradiso fiscale delle isole Bermuda. Ufficialmente, i pagamenti sono stati motivati come “commissioni” dovute da un’azienda all’altra. Un’indagine sul punto è stata chiesta dalla ong Alternative Information and Development Centre (Aidc), che vorrebbe vederla estesa anche ad altre compagnie minerarie.
La compagnia si è difesa attraverso un comunicato, sostenendo di aver pagato le tasse “in maniera completa e regolare, in tutte le giurisdizioni in cui opera” e ribadendo che i suoi bilanci sono stati costantemente verificati.
Nella ‘cintura del platino’, malgrado le polemiche, i lavoratori sembrano intanto desiderosi di lasciarsi alle spalle le difficoltà dovute all’ultimo sciopero, durato da fine gennaio a fine giugno di quest’anno. “Tra i minatori non si parla delle accuse contro la Lonmin e la situazione è calma: hanno persino accettato, come accade sempre, di fare turni extra, non pagati, in modo da avere giorni liberi a Natale, quando dovranno tornare a casa”, dice alla MISNA padre Nel Matlala, missionario stimmatino a Marikana. I lavori della commissione d’inchiesta non destano interesse nei cittadini comuni, ormai sfiduciati. “Contrasti ce ne sono – sottolinea il missionario – ma riguardano i sindacati e i loro uffici”. – Misna