E’ in corso nell’est del paese una visita molto “politica” e altamente “simbolica” del presidente Joseph Kabila, che raggiungerà domani Goma, capoluogo del Nord Kivu, occupato solo poche settimane fa dalla ribellione del Movimento del 23 marzo (M23). L’arrivo del capo dello Stato è atteso con ansia dalla società civile che intende ribadire le necessità urgenti della popolazione e delle migliaia di sfollati causati dal conflitto. La decisione di Kabila di visitare la ricca e martoriata provincia mineraria è stata interpretata da stampa e osservatori come un segno della volontà delle autorità di Kinshasa di rispondere all’emergenza umanitaria del Nord Kivu ma anche di riprendere il controllo politico ed amministrativo sulla regione. Secondo alcune fonti, il fatto che lo stesso Kabila viaggi nell’est – un evento raro – vuol anche essere un incoraggiamento a chi è scappato a causa del conflitto a ritornare visto che le condizioni di sicurezza stanno migliorando. Il viaggio del presidente è cominciato mercoledì scorso da Kisangani, capoluogo della Provincia Orientale, e ieri ha fatto una tappa a Bunia, in Ituri. Kabila è atteso per domani a Goma, dove si terrà un Consiglio dei ministri straordinario.
Intanto dal ministro dell’Interno, Richard Muyej Mangez, è arrivata una mano tesa ai ribelli ancora attivi in Nord Kivu, ai quali è stato proposto di integrare l’esercito o la polizia. “In tutto 1500 combattenti hanno già risposto all’appello del presidente Kabila a consegnare le armi” ha riferito il portavoce provinciale, Célestin Sibomana, precisando che si tratta per lo più di esponenti delle milizie Nyatura e dell’Alleanza dei patrioti per un Congo libero e sovrano (Apcls). Per quanto riguarda invece l’M23, la maggior parte dei ribelli è scappata all’inizio del mese in Uganda – tra 1400 e 1700 uomini – mentre un centinaio si troverebbe in Rwanda. Finora Kinshasa e l’M23 non sono riusciti a firmare un accordo di pace.
L’operazione denominata “Pomme-Orange” (Mela-Arancia) lanciata in Nord Kivu poche settimane fa dall’esercito regolare congolese (Fardc), con il sostegno della brigata di intervento dell’Onu, ha consentito ai soldati di riprendere tutte le posizioni occupate da mesi dall’M23. Secondo un bilancio diffuso dal generale Bauma Ambamba, comandante dell’ottavo regimento militare, l’operazione ha causato oltre 900 morti. Nei combattimenti 201 soldati hanno perso la vita e 680 sono rimasti feriti; tre caschi blu tanzaniani sono morti. Tra i ribelli sono stati registrati 715 vittime mentre 543 combattenti si sono arresi, tra cui 72 ruandesi e 28 ugandesi. Il generale Ambamba ha poi annunciato che dalla vittoria delle Fardc, almeno 1020 miliziani e 96 bambini si sono consegnati all’esercito regolare e alla locale missione Onu (Monusco). – Misna