Sarà l’Alta corte dello Zambia a decidere se il parco naturale del Basso Zambesi, oltre a decine di specie animali, potrà ospitare anche una miniera di rame a cielo aperto, così come chiesto dalla società australiana Zambesi Resources Limited.
Nel 2011 la compagnia ha ottenuto una licenza venticinquennale per l’esplorazione e lo sfruttamento di un’area che si trova all’interno dei confini del parco (definito “zona ad ecosistema protetto”) e a poca distanza da un sito dichiarato patrimonio dell’umanità: quello di Mana Pools in Zimbabwe, sull’altra riva dello Zambesi.
Nel 2012 il piano di impatto ambientale presentato dagli australiani era stato respinto perché inadatto a un progetto in un parco naturale. Lo scorso febbraio tuttavia è arrivato il via libera governativo, bloccato solo da un ricorso in giudizio dell’organizzazione Zambia Community Natural Resources Management Forum. Su questo è chiamata ora a decidere l’Alta corte.
Zambesi Resources sostiene che la miniera non avrà un impatto sull’ecosistema del parco e in un comunicato ha definito l’impianto “la miniera di rame più ecologica al mondo”. Secondo la società, inoltre, la miniera creerebbe circa 250 posti di lavoro. Tuttavia sono almeno 800 le persone attualmente impiegate nel parco o in relazione alle attività turistiche dell’area: secondo le associazioni che hanno fatto ricorso in giudizio, il progetto (noto come Kangaluwi Copper Project), oltre a una “significativa alterazione del sistema idrogeologico”, porterebbe con sé anche “perdite per il turismo”.
Il parco del Basso Zambesi, che si estende per 120 chilometri lungo il corso del fiume, secondo il ministero del Turismo è il quarto più visitato del paese. Comprende tra l’altro un corridoio faunistico che permette agli elefanti di seguire le loro normali rotte migratorie nell’area. Negli scorsi anni l’Unesco ha incoraggiato Lusaka a chiedere il suo inserimento nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità, in modo da creare un unico sito transfrontaliero con Mana Pools. – Misna