26/02/14 – Centrafrica – Civili nella morsa dei gruppi armati, l’Sos dell’imam

di AFRICA

 

Circa 15.000 centrafricani, prevalentemente di confessione musulmana, sono circondati e sotto la minaccia diretta di miliziani in diverse località sud-occidentali e nord-occidentali del paese: a lanciate l’allarme è l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr). Da Ginevra il portavoce dell’organismo Onu, Adrian Edwards, ha avvertito del rischio di un “nuovo potenziale massacro” soprattutto ai danni della comunità minoritaria musulmana, “la più vulnerabile ed esposta ad attacchi”. Per l’Unhcr “urge rafforzare il dispositivo di sicurezza” con il dispiegamento di un maggior numero di peacekeepers.

Lo stesso appello lo rivolge alla MISNA l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica del Centrafrica, contatto a Bangui. “La situazione è fuori controllo nelle remote località del nord-ovest e del sud-ovest ma rimane altrettanto esplosiva nella capitale. Violenze, saccheggi e attacchi si verificano ogni giorno nei quartieri settentrionali ma purtroppo ci sono già segnali negativi: altre zone finora più tranquille possono essere trascinate nella spirale di morte e distruzione” denuncia l’imam Layama. “Le nostre due comunità, musulmana e cristiana, vengono bersagliate indiscriminatamente dai gruppi armati (da una parte ex ribelli Seleka e dall’altra le milizie Anti-Balaka, ndr). Siamo tutti sulla stessa barca che sta affondando – prosegue l’interlocutore della MISNA – ma per fortuna siamo ancora fratelli. Attualmente sono i cristiani a proteggere i musulmani, accolti in case, chiese e missioni”.

A questo punto, secondo il leader del comunità islamica, “solo un potenziamento rapido in uomini e mezzi della missione internazionale Misca, da dispiegare su tutto il territorio nazionale ci può salvare”. Compito dei peacekeepers sarà quello di disarmare miliziani, mercenari, ribelli locali e stranieri, ma anche assicurare la sorveglianza dei porosi confini centrafricani. “Se la sicurezza e la stabilità non vengono ristabilite, il Centrafrica diventerà una nuova polveriera per tutta la regione dell’Africa centrale. Nel caos totale gruppi armati estremisti e mercenari di ogni bordo, con interessi economici e agende poco chiare, potrebbero stabilire le proprie basi nel nostro paese” conclude l’imam Layama.

Gli appelli giungono a poche ore dal voto del parlamento francese che ha prorogato il mandato dell’operazione Sangaris oltre la scadenza iniziale di quattro mesi, che si conclude all’inizio di aprile. Riconoscendo le “notevoli difficoltà incontrate sul terreno”, il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault ha ribadito la necessità “urgente” che una missione Onu “possa subentrare” in Centrafrica. Parigi ha trasmesso al Consiglio di sicurezza una lista di responsabili centrafricani da sanzionare, tra cui l’ex presidente François Bozizé, destituito lo scorso marzo e esiliato in Benin, alcuni dei suoi figli ma anche capi ex Seleka e Anti-Balaka. Sul fronte giudiziario, è atteso per domani a Bangui il presidente della Commissione internazionale incaricata di indagare sulle violazioni dei diritti umani in Centrafrica. Alla guida della commissione creata lo scorso dicembre del Consiglio di sicurezza Onu c’è l’avvocato camerunense Bernard Muna, ex vice procuratore del Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir). – Misna

 

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