Un gruppo di sopravvissuti alle violenze post-elettorali del 2007-2008 in Kenya ha sporto denuncia nei confronti del governo di Nairobi per non aver garantito loro protezione e non aver fatto abbastanza per assicurare i responsabili delle violenze alla giustizia. Sei uomini e due donne, sostenuti da diverse organizzazioni non governative hanno depositato la denuncia all’Alta corte della capitale, chiamando in causa il procuratore della Repubblica Keriako Tobiko, e alti esponenti della polizia di stato.
Mentre all’Aia, in Lussemburgo, il processo per crimini contro l’umanità nei confronti del vicepresidente William Ruto va a rilento e quello al presidente Uhuru Kenyatta rischia di saltare per mancanza di testimoni disposti a deporre, la società civile si imbarca in una difficile battaglia per veder riconosciuti i diritti alla verità e alla giustizia delle vittime di una delle pagine più nere della recente storia keniana.
Secondo Physicians for human rights, una delle associazioni a sostegno delle vittime, nei giorni delle violenze, agenti di polizia dispiegati negli slum della capitale per garantire la sicurezza della popolazione si abbandonarono ad azioni violente quali stupri e circoncisioni forzate, oltre a provocare numerosi aborti spontanei in donne in avanzato stato di gravidanza.
Secondo Phr la petizione all’Alta Corte “si fonda sul concetto che la responsabilità primaria di proteggere i cittadini e fornire un risarcimento quando i loro diritti vengono violati è un obbligo di ogni stato sovrano”. Pertanto il governo del Kenya “porta la responsabilità legale – sottoscritta nei trattati internazionali sui diritti umani e regionali adottati da Nairobi – di far rispettare le leggi e istituire meccanismi di giustizia competenti che proibiscono e sanzionano le violazioni gravi”.
Sul proprio sito internet, l’organizzazione chiede che il governo del Kenya “indaghi tempestivamente e in modo imparziale, persegua e punisca i responsabili, fornisca un adeguato indennizzo alle vittime e assicuri loro un adeguato accesso ai servizi medici e di assistenza psicologica”.
Le violenze che tennero in scacco il Kenya tra il dicembre 2007 e il marzo 2008, scoppiarono poco dopo l’annuncio della rielezione dell’allora presidente Mwai Kibaki e della vittoria della sua coalizione. I risultati furono contestati dall’opposizione, che denunciava brogli di massa. All’epoca, l’attuale presidente Kenyatta figurava nel campo di Kibaki mentre il suo vice Ruto era alleato dello sfidante Raila Odinga. I disordini politici, sfociati in violenze a sfondo etnico, causarono 1300 morti e oltre 300.000 sfollati. – Misna