Nel 2010 Luanda è stata classificata come la città più cara al mondo, addirittura prima di Ginevra, Mosca o Tokio. Purtroppo però, la qualità della vita dei cittadini africani non è minimamente paragonabile a quella degli abitanti dei tre centri citati. Nella capitale angolana vivono più di 5 milioni di persone, delle quali oltre l’80% in condizioni di povertà; solo il 30% delle famiglie dispone di acqua potabile e due terzi della popolazione sopravvive con appena 1,4 euro al giorno. Anni di cambiamenti, evoluzioni naturali, hanno reso l’Angola una delle riserve di risorse naturali più grandi al mondo. E’ il secondo Paese produttore di petrolio del continente africano, possiede le miniere di diamanti più importanti del pianeta, oltre ad abbondanti risorse di materie prime. Allo stesso tempo, però, 30 anni di guerra sono bastati per ridurlo in condizioni di assoluta povertà. Oltre la guerra, tra i fattori principali che hanno portato questo risultato ha contribuito la distruzione totale delle industrie locali. Il 90% dei prodotti vengono importati. La corruzione è un altro dei fattori scatenanti. Infatti, i mercati dell’Angola sono monopolizzati, o al massimo gestiti in forme oligopoliste protette da barriere di entrata che impediscono l’ingresso a nuove imprese concorrenti. Di fatto, è uno tra i 20 Paesi più corrotti del mondo. Ad aggravare la situazione contribuisce anche la mancanza di equilibrio tra gli investimenti milionari fatti per migliorare le estrazioni di materie prime e la quasi totale mancanza nei confronti di scuole, ospedali o strade. Le compagnie straniere coinvolte non pensano affatto allo sviluppo della popolazione, ma ad ottenere i contratti migliori che garantiscano loro di controllare il futuro del Paese. – Ag. Fides