Un’inchiesta sull’uccisione di due manifestanti è stata disposta dalla missione delle Nazioni Unite in Congo, la Monusco, dopo che alcuni testimoni hanno accusato caschi blu di stanza nella città di Goma, il capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu.
Dell’inchiesta ha riferito il capo della missione, Martin Kobler, pochi giorni dopo una ripresa dei combattimenti alle porte di Goma tra l’esercito congolese e i ribelli del Movimento 23 marzo (M23). Secondo le testimonianze, caschi blu di nazionalità uruguayana hanno aperto il fuoco su un corteo di dimostranti che sabato manifestavano all’ingresso di una base delle Nazioni Unite denunciando l’inadeguatezza della reazione dei peacekeeper all’offensiva dell’M23.
Come confermato alla MISNA da fonti che si trovano a Goma, sabato un colpo d’obice è caduto sul quartiere sud-orientale di Ndosho uccidendo una donna e un bambino. L’esplosione, avvenuta ad appena un centinaio di metri da una chiesa dove officiano i missionari saveriani, sarebbe stata “fortissima”.
I peacekeeper delle Nazioni Unite sono dispiegati in Congo da 15 anni ma finora non sono stati in grado di garantire la sicurezza degli abitanti delle regioni dell’est del paese, ricche di materie prime e ostaggio di gruppi armati sospettati di avere legami con paesi stranieri. – Misna