Più di 300 persone sono state arrestate in diversi quartieri a maggioranza musulmana di Bujumbura e in diverse città del Burundi: l’operazione di sicurezza è da ricollegare all’attentato terroristico al centro commerciale Westgate in Kenya rivendicato dal gruppo somalo Al Shabaab. “Dopo i tragici eventi di Nairobi e le minacce proferite da gruppi terroristici, la polizia doveva rafforzare le misure di sicurezza e prendere una serie di provvedimenti preventivi oltre a essere vigile” ha dichiarato il vice-portavoce della polizia nazionale burundese, Pierre Nkurikiye. Come il Kenya e l’Uganda anche il Burundi ha dispiegato un importante contingente di soldati – 5600 uomini – che partecipa alla missione dell’Unione Africana in Somalia (Amisom).
All’alba i quartieri a maggioranza musulmana, chiamati swahili, della capitale ma anche di Buyenzi, Muyinga, Rumonge e Gitega sono stati circondati da migliaia di poliziotti che sono entrati casa per casa in cerca di persone sospette, armi o altro materiale vietato. Armi e uniformi di agenti di polizia e militari sono stati sequestrati mentre centinaia di persone senza documenti sono state arrestate e hanno dovuto pagare pesanti multe; alcuni migranti sono già stati espulsi verso i paesi di origine. Inoltre è stato rafforzato il dispositivo di sicurezza nei punti nevralgici della capitale.
L’operazione non è stata esente da critiche. Difensori dei diritti umani e semplici cittadini contestano il fatto che solo i quartieri musulmani siano stati controllati, temendo che venga fatta una discriminazione che assimili i musulmani – seppur di nazionalità burundese – a esponenti di Al Shabaab.
Intanto per le strade di Bujumbura cresce il timore che il Burundi sia il prossimo paese a essere colpito da un attentato della milizia somala, dopo che l’Uganda e il Kenya sono già stati bersagliati dai terroristi. Sempre più numerosi sono i cittadini burundesi che auspicano il ritiro delle proprie truppe dal paese del Corno d’Africa. – Misna