“Non ci sono giustificazioni morali per ulteriori assassinii”: lo affermano i vescovi del Sud Sudan, in un messaggio nel quale ribadiscono anche che non ci possono essere “scuse né condizioni” per una continuazione del conflitto civile.
Nel testo è ripercorso il dramma cominciato il 15 dicembre scorso, con il presunto tentativo di golpe denunciato dal presidente Salva Kiir. Una vicenda che, evidenziano i vescovi ricordando i due conflitti civili conclusi nel 1972 e nel 2005, “ha incancrenito una cultura di violenza con la quale avevamo convissuto per molti decenni”.
Uno dei paragrafi del messaggio è dedicato al “tribalismo”, cioè alla frequente contrapposizione tra comunità. “Uccisioni su base etnica stanno alimentando un ciclo di paura, odio e vendetta”, denunciano i vescovi. Che continuano: “La nostra politica è diventata etnica, con la percezione da parte delle varie comunità che un gruppo è privilegiato, che un altro è penalizzato o che un altro ancora ‘meriti’ di governare”.
Nel messaggio si fa infine riferimento ai negoziati tra il governo e i ribelli guidati dall’ex vice-presidente Riek Machar, in corso tra mille difficoltà nella capitale etiopica Addis Abeba. “Chiediamo alle parti di negoziare in buona fede – scrivono i vescovi – e chiediamo che le uccisioni cessino; nella consapevolezza che tutti dovranno fare concessioni”. – Misna