Otto partiti di opposizione riuniti nell’Alleanza Adc-Ikibiri hanno firmato una “carta comune di buon governo” con la volontà dichiarata di “ridare speranza al popolo del Burundi” e in critica aperta con il Cndd-Fdd del presidente Pierre Nkurunziza. Lo ha riferito il sito d’informazione locale Iwacu, aggiungendo che i partiti di opposizione guardano già alla prossima scadenza elettorale del 2015, anno in cui i burundesi saranno chiamati a scegliere presidente e deputati. Le ultime votazioni del 2010 sono state boicottate dall’Adc-Ikibiri.
Ben diverse sono ora le intenzioni dei partiti Frodebu, Msd, Arp-Zigamibanga, Adr-Imvugakuri, Pit, Parena, Cndd e Feds, che hanno concordato sulla necessità di “unire le proprie forze per operare un cambiamento attraverso le urne”. I partiti hanno annunciato che presenteranno un candidato unico e liste comuni. Al Cndd-Fdd, che ha la maggioranza nelle istituzioni, viene attribuita la responsabilità della “povertà e della miseria estrema della popolazione” ma anche “della corruzione diffusa, di leggi restrittive e delle violazioni dei diritti umani che hanno portato all’affermarsi di una dittatura”.
Sulla modifica della Costituzione che l’esecutivo sta cercando di far approvare in parlamento, questione al centro del dibattito politico, il fronte di opposizione ha lanciato al governo un ultimatum di 14 giorni come termine entro il quale dovrà essere aperto un dialogo. “Se non dovesse rispondere al nostro appello, scenderemo per le strade e ci rimarremo a lungo” ha avvertito Alexis Sinduhije, a nome dell’Adc-Ikibiri.
In un clima politico già inasprito tra maggioranza e opposizione dalle elezioni contestate del 2010, segnato anche da profondi divisioni nella stessa maggioranza, sta alimentando ulteriori tensioni un progetto di revisione costituzionale. All’inizio del mese il Consiglio dei ministri ha votato un progetto di legge che elenca gli emendamenti ‘auspicabili’ alla legge fondamentale. Più di 500 associazioni della società civile hanno già dato il via alla campagna “Giù le mani dall’accordo di Arusha” per contestare il tentativo del governo di far approvare in parlamento una serie di modifiche alla Costituzione frutto dell’accordo di pace firmato nel 2000 nella città della Tanzania. I promotori della campagna chiedono l’apertura di un dibattito politico che coinvolga anche la società civile per stilare un testo “consensuale”.
Tra i punti contestati quello sul numero dei mandati presidenziali: in base al progetto del governo, Nkurunziza, in carica dal 2005, sarebbe autorizzato a candidarsi a un terzo mandato. Un altro emendamento prevede la soppressione della maggioranza dei due terzi necessaria per l’adozione di una legge in parlamento: in futuro potrebbe servire solo la maggioranza semplice. Inoltre al Senato verrebbe ritirato il mandato di vigilare sul rispetto degli equilibri etnici nelle istituzioni, tra hutu e tutsi, e di approvare le nomine alle più alte cariche dello Stato. – Misna