“Qui a Juba il cessate-il-fuoco ha riportato un po’ di speranza e tranquillità, ma la situazione a Bor, Malakal e Bentiu, tornate nelle mani dell’esercito, resta volatile. I prossimi giorni saranno cruciali per capire se la tregua reggerà o meno”: lo dice alla MISNA padre Samuel Abe, segretario dell’arcivescovado di Juba, aggiungendo che nella capitale “regna un’atmosfera di calma tesa”.
“La gente ha ripreso le sue attività e le scuole sono aperte – spiega il religioso – ma la sensazione di insicurezza non ha ancora abbandonato del tutto i cittadini, messi a dura prova da queanto accaduto nelle ultime settimane”.
In questo memento a casa dell’arcivescovo di Juba, monsignor Paulino Lukudu Loro “sono riuniti tutti i vescovi del Sudan” dice padre Samuel, “resteranno per una settimana a parlare e confrontarsi sulla situazione nel paese e sugli sviluppi nei colloqui di Addis Abeba”. Il negoziato, mediato dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) ha portato la scorsa settimana alla firma di una tregua nei combattimenti tra soldati fedeli al presidente Salva Kiir e ribelli al seguito dell’ex vicepresidente Riek Machar che dal 15 dicembre 2013 hanno provocato più di un migliaio di morti e centinaia di migliaia di sfollati.
I colloqui tra le due delegazioni, secondo quanto annunciato dai mediatori, dovrebbero riprendere il prossimo 7 febbraio, per cercare di trovare una soluzione negoziata alla crisi in atto e alla questione degli 11 prigionieri politici, alleati di Machar, arrestati all’indomani di un presunto colpo di stato ai danni del presidente.
In molti, nelle ultime settimane, hanno temuto che le violenze precipitassero il paese verso un confitto su base etnica tra le due grandi comunità Dinka e Nuer, di cui sono esponenti di spicco il presidente Salva Kiir, nel primo caso, e Machar nel secondo.
“Già ora le due parti si accusano a vicenda di violazioni della tregua” osserva padre Samuel, “ma dalle notizie che arrivano dai diversi fronti, i combattimenti sembrano essere sospesi o comunque diminuiti. Aspettiamo a vedere se il cessate-il-fuoco reggerà fino alla ripresa del dialogo”. E se Kiir in questi giorni è impegnato a ricevere emissari e rappresentanti dei governi regionali e a rassicurarli sulla tenuta del suo governo, nessuna notizia certa è ancora circolata sul suo rivale Riek Machar, alla macchia da metà dicembre. “Alcuni sostengono che si sia rifugiato nel nord-est, al confine con Sudan ed Etiopia- conclude padre Samuel – in una zona a maggioranza Nuer, tra la sua gente”. – Misna