27/02/2014 – Mali – Insicurezza nord, per Oonu serve “soluzione politica globale”

di AFRICA

“Solo una soluzione politica globale trovata dagli stessi maliani potrà consentire di ristabilire una sicurezza durevole nelle regioni settentrionali”: è il suggerimento rivolto a Bamako dal rappresentante permanente della Francia al Consiglio di sicurezza, Gérard Araud, dopo l’ultima missione sul terreno. L’Azawad è stato il teatro di una crisi politico-militare durata 18 mesi, tra gennaio 2012 e la primavera del 2013, scaturita dall’occupazione del nord da parte di ribelli tuareg e gruppi armati jihadisti. Per la massima istituzione Onu “urge attuare il disarmo di tutti i combattenti nell’ambito di un processo politico negoziato”, come stabilito dagli accordi di pace di Ouagadougou firmati lo scorso giugno, ma anche “riprendere il dialogo per ritrovare la pace”. Sul piano della sicurezza, i membri del Consiglio auspicano “un dispiegamento celere e totale dei caschi blu della missione Onu Minusma nel nord del Mali” per subentrare ai soldati francesi dell’operazione Serval, che si stanno ritirando, mentre i movimenti armati “dispongono ancora della capacità di attuare attacchi e attentati”.

A fare ecco alle parole del rappresentante del Consiglio di sicurezza dell’Onu sono le notizie che giungono da Kidal, capoluogo dell’estremo nord-est. Un veicolo dell’ong ‘Médecins di monde’ è saltato su un ordigno, lungo la strada che collega la città all’aeroporto, causando gravi ferite a due operatori umanitari maliani. Kidal, feudo della ribellione tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), rimane il centro più instabile e pericoloso. Pubblica amministrazione e esercito regolare non sono ancora del tutto operativi sul posto. Inoltre mancano ancora all’appello i cinque operatori umanitari della Croce Rossa rapiti alcuni giorni fa tra le località di Kidal e Gao. Il sito d’informazione locale Malijet ha riferito del ritorno a Kidal del numero due di Ansar al Din, Cheick Haoussa e della “presenza attiva” del Mujao (altro gruppo jihadista): entrambi sono ritenuti responsabili dell’attacco contro i tuareg della comunità Imghad, verificatosi all’inizio del mese a Tamkoutat, 100 km da Gao, e concluso con decine di vittime.

Al di là delle minacce alla propria incolumità, gli abitanti del nord del Mali devono fare i conti con una grave crisi umanitaria e con la carenza di infrastrutture e servizi. Oggi il coordinatore degli affari umanitari dell’Onu, David Gressly, ha presentato un nuovo piano di azione umanitaria per il 2014-2016. Rimangono enormi le necessità di 800.000 persone in situazione di insicurezza alimentare acuta, bisognose di aiuti immediati, e dei 370.000 maliani sfollati e rifugiati nei paesi vicini. Finora solo il 55% dei finanziamenti richiesti è stato raccolto. – Misna

 

 

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