27/03/14 – R.D. Congo – Voto e revisione costituzione, l’opposizione denuncia

di AFRICA

 

“Un colpo di stato costituzionale”: è l’accusa mossa dall’oppositore Vital Kamerhe nei confronti della maggioranza presidenziale che ha deciso di svolgere le elezioni dei deputati provinciali con un voto a suffragio indiretto. “E’ una modalità di scrutinio che confisca la sovranità al popolo” ha detto Kamerhe, ex alleato del presidente Joseph Kabila ora alla guida dell’Unione per la nazione congolese (Unc), terza forza politica in parlamento. Il cambiamento del modo di scrutinio per l’elezione dei deputati provinciali implica una revisione dell’articolo 197 della Costituzione vigente.

“Una modifica che verrà utilizzata come pretesto dal potere per ritoccare la legge fondamentale sulle modalità di elezione anche del presidente della Repubblica” avverte uno dei più decisi oppositori a Kabila. Al potere dal 2001, l’attuale capo di stato è stato riconfermato alla guida del paese dei Grandi Laghi nel 2006 e nel 2011, ma con voti segnati da gravi irregolarità e contestati dall’opposizione. Sulla carta Kabila sta per concludere il suo secondo ed ultimo mandato; quindi non potrà candidarsi alle presidenziali del 2016. Un’alzata di scudi è arrivata anche da una quarantina di deputati dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps), prima forza di opposizione dello storico leader Etienne Tshisekedi.

Come unica risposta ad accuse e speculazioni, pochi giorni fa la Maggioranza presidenziale ha confermato di “valutare seriamente la possibilità di convocare un referendum popolare per modificare la Costituzione, ma solo per cambiare il tipo di scrutinio delle provinciali (in agenda per il 2015, ndr)”. La Coalizione ‘Salviamo il Congo’, che raggruppa l’Unc e diverse piccole formazioni di opposizione, hanno invitato i cittadini a “mobilitarsi” e ad essere “vigili” di fronte a “programmi poco chiari” e “complotti”. Lunedì scorso deputati e senatori hanno iscritto all’ordine del giorno della prossima sessione del parlamento l’esame della revisione della Costituzione.

Nel contempo a puntare il dito contro le autorità congolesi è l’ex ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), che denuncia “arresti arbitrari e detenzioni illegali” di alcuni suoi dirigenti politici rientrati in patria sulla scia della legge di amnistia approvata dal parlamento e promulgata dal presidente un mese fa. Dopo la sconfitta militare in Nord Kivu lo scorso novembre, l’M23 e Kinshasa hanno firmato una dichiarazione di pace. L’ex ribellione ha rinunciato alla lotta armata per trasformarsi in formazione politica. In cambio il governo ha concesso l’amnistia per i suoi uomini non coinvolti in crimini di guerra. – Misna

 

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