Adesso i somali hanno paura. Nel quartiere di Nairobi che si chiama, non a caso, Piccola Mogadiscio, si concentra il flusso migratorio che viene dal paese del nord. Dopo l’attacco al centro commerciale Westgate, che ha provocato decine di morti, i somali residenti in Kenya temono ritorsioni:
“Da quando è successo nessuno ci ha molestato – dice un giovane – Non è che i poliziotti siano più presenti o facciano maggiori controlli. Ma siamo preoccupati lo stesso. La sera i somali si sbrigano a tornare a casa. Se cammini per strada a partire dalle 10 di sera, non incontri più nessuno. L’atmosfera non è più quella di prima, c‘è tensione perché la gente ha paura”.
Gli Shabaab somali, gli estremisti islamici armati che hanno rivendicato l’attacco, minacciano ‘altri bagni di sangue’ se Nairobi non si
ritirerà dalla Somalia. Le autorità somale tentano di ridimensionare il ruolo del loro paese:
“Non si tratta di una questione somala, come alcuni media hanno detto – dice l’ambasciatore somalo in Kenya Mohamed Ali Nur – Il gruppo terroristico era composto da persone di diverse nazionalità, inclusi dei somali”.
Nel gruppo ci sarebbero stati almeno 3 statunitensi, un britannico e un olandese.
Secondo esperti statunitensi, gli Shabaab avrebbero selezionato i terroristi che dovevano partecipare all’azione anche tenedo conto del loro livello di inglese, lingua usata nella ex colonia britannica.
Restano comunque ancora molti dubbi sulla dinamica della strage e anche sul numero esatto delle vittime. – Euronews