L’Egitto si prepara a un nuovo venerdì di tensione. Islamici e pro-Morsi tornano in piazza in diverse città, Corano alla mano, per “ristabilire l’identità islamica e la sharia” e contro il governo del presidente Abdel Fattah al Sisi.
Imponenti le misure di sicurezza già dispiegate alla vigilia, con il ministero dell’Interno che avverte: “Nessuna tolleranza con chi metterà a rischio le istituzioni dello Stato, ogni tentativo di violenza sarà affrontato con pallottole vere”. Fonti dei servizi segreti hanno rivelato alla stampa egiziana che i dimostranti “innalzeranno le bandiere dell’Isis” e al Cairo marceranno armati di “pistole, granate e molotov per attaccare le forze dell’ordine” e raggiungere e occupare le piazze simbolo di Tahrir e Rabaa, dove nell’estate del 2013 fu disperso nel sangue il raduno dei sostenitori del deposto presidente islamico Mohamed Morsi.
Il gruppo jihadista Ajnad Misr, che ha già rivendicato alcuni recenti attentati contro le forze dell’ordine alle università del Cairo, ha minacciato in un video attacchi “con l’esplosivo” contro la polizia: “Il messaggio è che non ci fermeremo finché lo Stato non sarò istaurato sulla base dei principi posti da Dio e dal profeta Maometto”, si legge in una scritta nel filmato. Tuttavia, non è ancora chiara quale sarà la partecipazione alla protesta, lanciata dal Fronte Salafita e poi fatta propria dai Fratelli musulmani, da dicembre dichiarati organizzazione terroristica. L”Alleanza nazionale contro il colpo di Stato’ ha annunciato che domani sarà solo il primo giorno di una settimana di proteste e ha invitato a “ballare e cantare” nelle strade, evocando “la rabbia del popolo” se l’ex presidente Honsi Mubarak dovesse essere assolto, sabato prossimo, dall’accusa di aver ucciso dimostranti durante la ‘primavera egiziana’ del 2011.
Il partito salafita al Nour ha invece preso le distanze della manifestazione, anche se la “gioventù islamica” potrebbe decidere di muoversi autonomamente. * Laurence Figà-Talamanca – (ANSAmed).