Un generale della polizia ed un agente uccisi a colpi di arma da fuoco in due diversi agguati al Cairo, e l’inizio del secondo processo contro l’ex presidente Mohammed Morsi, che è tornato a tuonare contro i giudici e rivendicare la sua legittimità. E’ la cronaca di un’altra giornata densa di eventi per l’Egitto, che dalla destituzione dello stesso Morsi, il 3 luglio scorso, vive mesi di drammatica instabilità, con attentati terroristici anche nela capitale, e manifestazioni di piazza contro il nuovo governo guidato dai militari che finiscono nel sangue, e una perdurante polarizzazione politica tra sostenitori di Morsi e del nuovo corso.
Un generale di polizia, consigliere del ministro dell’interno, e’ stato ucciso a colpi di arma da fuoco al Cairo, nell’area di Giza. Ucciso in un altro attacco anche un agente che presidiava una chiesa nella capitale, mentre un suo commilitone è rimasto ferito. Il generale, capo dell’ufficio tecnico del ministero, è stato colpito da due uomini in motocicletta mentre stava uscendo di casa, è stato precisato in una nota ministeriale riportata da Al Ahram online. La sua uccisione, ha detto il primo ministro Hazem El-Beblawy, non farà altro che aumentare la determinazione delle autorità a combattere il terrorismo”. Gli agenti di polizia, ha proseguito, ”continueranno a proteggere la nazione qualunque cosa accada”. Lo stesso ministro dell’Interno era sfuggito ad un attentato nel settembre scorso. Sconosciuti hanno esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro una chiesa nella città Sei Ottobre, a est del Cairo: un agente, che presidiava il luogo di culto, è stato ucciso, un altro ferito. Secondo le prime informazioni, gli spari sono partiti da un’auto con tre persone a bordo. Successivamente, alcuni residenti del quartiere sarebbero riusciti a fermare uno degli attaccanti, mentre altri due si sono dati alla fuga a piedi.
“Abbasso i militari, sono io il presidente!”: è il grido di Morsi, nella prima udienza del processo a suo carico per l’evasione del 2011 da un carcere. Un’operazione, è l’accusa, portata a termine da un commando misto Hamas-Hezbollah. Quella nel processo odierno, rinviato al 22 febbraio, è la seconda apparizione di Morsi in tribunale dalla sua deposizione. L’altro processo, iniziato il 4 novembre, riguardava l’accusa di incintamento alla violenza e all’omicido per i violenti scontri durante le manifestazioni di fronte al palazzo presidenziale del dicembre 2012. Coimputati anche altri leader di spicco della Fratellanza, come Mohamed Saad El Katatni, Essam El-Erian, Mohamed El Beltagy ed il predicatore Safwat Hegazy. In contumacia gli altri imputati, fra cui una settantina di palestinesi. ”Sono il presidente legittimo del Paese – ha detto Morsi ai giudici – e questo processo non è legale”. Ditemi chi siete”, “non vi riconosco, siete al soldo dei golpisti”, ha tuonato. La gabbia degli imputati era di con le pareti di vetro e tale da non far uscire le voci, per prevenire ale da prevenire suoi interventi contro i giudici come nell’udienza del 4 novembre, riferisce Al Ahram online. L’accusa contro Morsi è di aver preso parte al “reato terroristico più pericoloso che il Paese abbia mai visto”, che coinvolse “Hamas e Hezbollah” se non i “Pasdaran iraniani”. Accuse che, quando furono rese note, Amnesty International definì “assolutamente fantasiose”.
A differenza che nel processo precedente, Morsi ha nominato questa volta un avvocato nella persona di Mohamed Selim El-Awa, già difensore di numerosi esponenti della Fratellanza durante la presidenza Mubarak. Il legale lo difenderà nei tre diversi procedimenti a suo carico: il terzo riguarda le presunte collusioni con Hamas e Hezbollah per una campagna di terrorismo.
Le accuse di oggi sono legate alla fuga di 20 mila detenuti da tre diverse carceri egiziane nei primi giorni della rivolta anti-Mubarak. Gli imputati avrebbero danneggiato e dato a fuoco le strutture carcerarie, ucciso e tentato di uccidere varie persone, aver sottratto armi dai depositi e aver liberato esponenti di Hamas, Hezbollah, jihadisti, Fratelli Musulmani e altri criminali. Il processo di è svolto all’interno dell’Accademia di polizia, all’esterno della quale si trovavano sostenitori del generale Sisi, da ieri candidato alla presidenza. I sostenitori di Morsi manifestavano invece nel centro del Cairo, dove vi sono stati scontri con la polizia, che ha lanciato lacrimogeni.
I mercati sembrano intanto fiduciosi: la borsa del Cairo ha toccato oggi la soglia record di 211 milioni di dollari di scambi, la più alta dal gennaio 2011 quando venne deposto Hosni Mubarak. “E’ il segno che gli investitori sostengono la candidatura di Sisi”, notano i media filo-governativi egiziani. (ANSAmed).