Appelli al dialogo politico e al rilancio economico ma nessun annuncio di riforme: nell’atteso discorso pronunciato ieri davanti all’Assemblea nazionale, il presidente Omar Hassan al Bashir non ha fatto nessun riferimento ad una riorganizzazione del governo e delle istituzioni, come più volte auspicato anche in seno al Partito del congresso nazionale (Ncp).
Tra le personalità politiche presenti in aula, oltre a ministri e diplomatici stranieri, anche gli esponenti della fronda dissidente del Ncp che nei mesi scorsi sono stati protagonisti di un profondo strappo all’interno del partito al potere. Per la prima volta da 14 anni, anche Hassan al Turabi, ex mentore di Bashir e di seguito alla guida del principale partito di opposizione, il Partito del Congresso popolare (Pcp), ha assistito al discorso del presidente.
Nelle ultime settimane, esponenti di spicco della maggioranza avevano dichiarato che nel suo discorso, Bashir avrebbe annunciato un piano di riforme di ampia portata, con profonde conseguenze sul piano politico ed economico. Pur smentendo ogni possibile riferimento ad un annuncio di dimissioni, le dichiarazioni in questione avevano lasciato intravedere la possibilità di un governo di larghe intese con i principali movimenti di opposizione, incaricato di riformare la Costituzione e preparare il paese al voto, previsto nel 2015.
Niente di tutto ciò: il presidente ha invocato, in termini generali, un “rinascimento politico ed economico per il Sudan”, per il quale è necessario “garantire stabilità e pace”.
Una allocuzione che “non ha soddisfatto le nostre aspettative” ha commentato Turabi, atteso nei prossimi giorni a Washington, su invito dell’ex presidente Jimmy Carter e della sua Fondazione per i diritti umani e la democrazia.
Il leader sudanese veterano che ha preso il potere in un colpo di stato militare islamista-backed 25 anni fa ha anche dato alcuna indicazione della sua posizione a correre per la presidenza nelle elezioni del 2015.
Il discorso del presidente si è tenuto in una fase complessa per il Sudan, ancora alle prese con i contraccolpi economici dell’indipendenza del Sud, nel 2011, e una serie di conflitti armati nelle regioni periferiche, tra cui quello in Darfur, che minacciano la stabilità interna. A settembre dello scorso anno, inoltre, più di un centinaio di persone sono rimaste uccise nella violenta repressione messa in atto dalle forze dell’ordine per placare le rivolte contro il carovita e le misure di austerity varate dal governo per far fronte al dissesto economico. È in questo clima che è maturata negli ultimi mesi la scissione in seno al Ncp, in cui il dissenso per le politiche governative ha cominciato a manifestarsi apertamente.
L’anno scorso, Bashir aveva ribadito la sua intenzione di dimettersi alla fine dell’attuale mandato, il prossimo anno, dichiarando che il Sudan aveva bisogno di “sangue fresco”. Ma più tardi il presidente ha lasciato intendere che avrebbe potuto correre di nuovo per la guida del paese, affidando la sua candidatura al congresso generale del partito e al Consiglio della Shura. – Misna