Mancano soltanto 30 giorni alle attese presidenziali, ma “ci sono ancora molte sfide a cui far fronte, motivo per cui sarà estremamente difficile organizzare il primo turno per il 28 luglio”: lo ha dichiarato il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), Mamadou Diamountani, riconoscendo pubblicamente le difficoltà logistiche del processo in corso.
Alla mezzanotte di oggi scade il termine ultimo per presentare le candidature e la Corte suprema avrà fino al 6 luglio per pronunciarsi sulla loro validità. E’ anche oggi che dovrebbe cominciare la distribuzione del certificato elettorale a più di 6,8 milioni di maliani.
Lo stesso Diamountani ha espresso “dubbi sul modus operandi del ministero dell’Amministrazione” incaricato della distribuzione dei documenti necessari per votare. Per il presidente della Ceni sembra difficile che tutti i certificati possano essere consegnati entro un mese, “alla luce del fatto che ci sono migliaia e migliaia di sfollati e rifugiati” da raggiungere. Inoltre il registro elettorale definitivo non è ancora disponibile: solo un numero ridotto dei 709 comuni chiamati ad aggiornare le liste lo ha già fatto e ha trasmesso i dati a Bamako.
Ma nella “corsa contro il tempo”, così viene definito dai media locali l’appuntamento elettorale di fine luglio, c’è anche l’incognita di Kidal, il capoluogo nord-orientale ancora controllato dai tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). “Nonostante la firma di un accordo lo scorso 18 giugno a Ouagadougou, l’esercito maliano non è ritornato a Kidal così come l’amministrazione – ha aggiunto Diamountani – Lì il processo elettorale è fermo, altro motivo per cui appare estremamente difficile per non dire impossibile tenere il primo turno delle presidenziali” alla scadenza stabilita. La sicurezza del voto costituisce l’ennesima sfida al processo elettorale anche negli altri due capoluoghi del nord, Gao e Timbuctù, dove esponenti di gruppi armati islamici minacciano attacchi e violenze.
E’ stato il governo di transizione in carica a Bamako a stabilire la data del prima turno delle presidenziali, soprattutto dietro pressioni della comunità internazionale, a cominciare dalla Francia. Nelle ultime settimane i principali partner del Mali – Onu, Unione Africana e Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao) – hanno cominciato ad esprimere dubbi sulla scadenza, temendo che un voto organizzato in fretta possa sfociare in contestazioni post-elettorali. La scorsa settimane l’Unione Europea ha sbloccato una prima tranche di 90 milioni di euro, raccolti in occasione della conferenza dei donatori tenuta a Bruxelles a maggio.
Intanto sta creando non poco imbarazzo una nota attribuita al Fondo monetario internazionale (Fmi), diffusa dalla stampa maliana, che definisce “dubbioso” il rimpasto di governo operato venerdì scorso dal primo ministro Diango Cissoko. Il documento in questione contesta la sostituzione del ministro dell’Economia Mamadou Namory Traoré, che ha saputo resiste a pressioni varie su transazioni finanziarie, con una personalità più ‘flessibile’, Demba Traoré, in precedenza alla diaspora maliana e all’integrazione africana. – Misna