Il governo tunisino cerca faticosamente di far calare la tensione, dopo il secondo omicidio di un oppositore in cinque mesi. Ieri ai funerali di Mohamed Brahmi c’era una folla immensa, che ha scandito slogan contro il partito islamico al governo. A Sidi Bouzid e in altre località si sono verificati scontri, proseguiti durante la notte. A Tunisi, anche alcuni deputati hanno partecipato alla protesta, e sottolineano l’apparente buona volontà del governo: “La prova è che siamo qui da due ore in questo sit-in e nessuno ci ha cacciati”, rileva una deputata. Una sua collega fa notare il cordone di polizia che separa i campi dei manifestanti: anti-governativi da una parte, filo-governativi dall’altra. Ennahda, il partito al governo, cerca di evitare incidenti e questo è un buon segno, argomentano i deputati d’opposizione, che si sono auto-sospesi dall’Assemblea Costituente.
Altro segnale di distensione: Ennahda pre-annuncia un rimpasto, con un maggior spazio dato ai membri laici della coalizione di governo.
“Siamo venuti qui per difendere i nostri diritti, per combattere per non perderli, per difendere i diritti dei martiri morti per noi. Vogliamo che i nostri figli abbiano un futuro migliore”, urla un manifestante.
L’opposizione politica cerca i suoi spazi, Ennahda qualcosa cerca di concedere: ma sarà ben più difficile convincere la piazza, quella stessa piazza che nelle scorse ore si era stretta intorno al feretro di Mohamed Brahmi: accusando Ennahda non di averlo ucciso, ma di aver lasciato che accadesse. – Euronews