28/09/14 – Sudan – Meriam a Bbc: Mi batterò per vittime persecuzione religiosa

di AFRICA

 

Mariam Ibrahim, la donna sudanese che fuggì da una condanna a morte per apostasia grazie anche all’intervento dell’Italia, ora vuole lanciare una campagna a favore delle vittime di persecuzione religiosa.

In un’intervista rilasciata alla Bbc dagli Stati Uniti in cui si è rifugiata e dove sta chiedendo asilo, la donna ha dichiarato che spera di tornare in Sudan un giorno per battersi a favore degli altri perseguitati.

Nata da padre musulmano, è stata allevata però dalla madre nella fede cristiana. Nel 2011 la donna sposò Daniel Wani, un cristiano proveniente dal sud del Sudan. La legge sudanese vieta alle donne musulmane di sposare uomini di altre fedi: secondo la versione del Sudan della legge islamica la donna era infatti tecnicamente musulmana perchè valeva la religione del padre. La corte l’ha ritenuto colpevole di apostasia e di rinunciare alla fede.

Quando fu incarcerata, la giovane donna era incinta della seconda figlia, Maya, che nacque in carcere.”Quando arrivò il momento del parto, rifiutarono di rimuovere le catene dalle mie caviglie. Così dovetti partorire con le catene”, ha raccontato Meriam alla Bbc spiegando di essere stata minacciata dalle guardie mentre era in tribunale. “Il giudice mi diceva che era necessario che mi convertissi all’islam”, ha rievocato. “Questi avvertimenti” del giudice “mi fecero capire che sarei stata condannata a morte”, ha raccontato ancora alla Bbc. “Non è stato facile – ha continuato – non posso descrivere la mia prigionia. Ma ci sono altri in carcere in Sudan in condizioni peggiori di quelle in cui ero io”. E ancora: “Purtroppo – ha aggiunto – tutto ciò è avvenuto nell’ambito della legge: invece di proteggere la gente, la legge la danneggia”.

La sua condanna aveva suscitato l’indignazione internazionale, tanto che sotto forti pressioni, la donna è stata liberata a giugno. Il primo agosto Meriam, il marito e i due figli erano arrivati negli Stati Uniti e ieri sera ha ricevuto un premio da parte di un raduno di cristiani evangelici conservatori a Washington. – La Presse

 

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