Rinforzi della polizia militare sono stati dispiegati nella provincia di Sofala a seguito di un nuovo agguato del quale il governo ha accusato gli ex ribelli della Resistenza nazionale del Mozambico (Renamo): lo dicono alla MISNA missionari che vivono nei pressi della località dove si è verificato l’episodio.
Responsabili della Renamo hanno negato qualsiasi responsabilità nell’agguato, avvenuto sabato mattina a un’ottantina di chilometri di distanza da Muxúngue. Secondo le fonti della MISNA, un gruppo di uomini armati ha bloccato un pullmino che stava percorrendo la statale numero uno, la strada principale del Mozambico. Dopo aver aperto il fuoco sui passeggeri, uccidendone uno e ferendone altri nove, il commando ha incendiato l’automezzo. “Negli ultimi giorni la zona è stata militarizzata – sottolineano i missionari – anche perché c’è il rischio che di questa situazione di tensione e confusione approfittino gruppi della criminalità comune”. Stando a una ricostruzione pubblicata oggi dal quotidiano O Pais, prima che il pullmino fosse dato alle fiamme i passeggeri erano stati derubati di computer e altri beni di valore.
Al di là delle responsabilità dell’episodio specifico, resta il fatto che 21 anni dopo la fine della guerra civile il Mozambico sta vivendo una fase di tensione. L’agguato ha seguito di cinque giorni un assalto dell’esercito a una base della Renamo sui Monti Gorongosa, la roccaforte degli ex ribelli. L’operazione ha costretto alla fuga lo storico comandante Afonso Dhlakama, da allora irreperibile.
Secondo i missionari, il conflitto tra la Renamo e il governo del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo) è legato anche alle elezioni amministrative, legislative e presidenziali in programma tra quest’anno e il 2014. “Dhlakama pone come condizione per un dialogo il ritiro della polizia militare dalle roccaforti degli ex ribelli – dicono i religiosi – ma su questo il presidente Armando Guebuza è irremovibile”. – Misna