29/05/13 – Burundi – Conflitti per la terra, tensioni a Bujumbura

di AFRICA

Dopo ore di violente proteste e scontri tra giovani ed agenti di polizia, la situazione è tornata calma a Ngagara, quartiere settentrionale di Bujumbura: lo riferisce il sito d’informazione locale ‘Iwacu’, precisando che un provvedimento della Commissione nazionale delle terre e altri beni (Cntb) è stato all’origine dei disordini di ieri.

La tensione è scoppiata quando poliziotti sono arrivati sul posto per chiedere a un abitante, Justin Nyakabeto, di consegnare le chiavi dell’abitazione da lui occupata. Pur avendo riconosciuto che la parcella di terra sulla quale si è stabilito anni fa con la sua famiglia non è di sua proprietà, Nyakabeto si è opposto all’attuazione del provvedimento, denunciando “intimidazioni” e “pressioni” esercitate dalla Cntb e dall’amministrazione pubblica. La casa deve essere restituita alla famiglia Mpitabakana, erede del legittimo proprietario, un cittadino hutu derubato e ucciso 40 anni fa dalle forze armate. Dall’indipendenza le due comunità maggioritarie – hutu e tutsi – sono state spesso in conflitto: nel 1972 l’esercito controllato dai tutsi si è reso responsabile del massacro di 200.000 hutu.

Scesi per le strade del quartiere a maggioranza tutsi in sostegno di Nyakabeto, centinaia di giovani hanno bloccato l’accesso alla zona con barricate e copertoni incendiati. La polizia ha disperso i manifestanti con gas lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco in aria mentre i giovani hanno risposto con pietre. Una decina di civili e quattro poliziotti sono rimasti feriti nei tafferugli e una ventina di persone sono state arrestate.

Non è la prima volta che vengono conteste le decisioni prese dalla Cntb, incaricata di risolvere i conflitti fondiari legati al ritorno in patria di più di 700.000 rifugiati di etnia hutu, scappati all’estero dopo i massacri degli anni 70’. Il paese dei Grandi Laghi è stato poi il teatro di una guerra civile, cominciata nel 1993 e conclusa con la firma di accordi di pace tra il 2000 e il 2005. La Commissione nazionale delle terre sostiene di aver già risolto in modo “pacifico” più di 20.000 litigi fondiari, ma per i difensori dei diritti umani le modalità con cui i conflitti vengono risolti contribuiscono a creare nuove divisioni tra le due comunità ancora ferite dalla storia recente. “Non è così che si potranno riconciliare i burundesi. Mi sembra piuttosto un modo di riportare l’odio tra la gente” ha avvertito l’attivista Pierre-Claver Mbonimpa, presidente dell’Associazione per la promozione dei diritti umani e dei detenuti (Aprodh).

Dalla fine della guerra civile il Burundi è governato da Pierre Nkurunziza, hutu, rieletto nel 2010 con un voto boicottato dall’opposizione. Dalle contestate votazioni di due anni e mezzo fa il clima socio-politico si è profondamente deteriorato: sono stati denunciati decine di casi di attacchi, omicidi e sparizioni forzate con un bilancio di più di 400 vittime. Inoltre organizzazioni locali e Nazioni Unite sono preoccupate per il clima di crescente intimidazione che circonda operatori dei media e attivisti della società civile. – Misna

 

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