Migliaia di eritrei di etnia Afar hanno manifestato nel campo profughi di Berahle, in Etiopia, contro le violenze messe in atto dal regime di Asmara, a maggioranza tigrino, contro i cittadini della loro stessa minoranza etnica.
I rifugiati del campo, che si trova a pochi chilometri dalla frontiera con l’Eritrea, accusano inoltre la comunità internazionale di non muovere un dito per fermare le uccisioni e deportazioni in massa degli eritrei, vittime di uno dei governi più repressivi al mondo.
“La comunità internazionale sta fallendo nel proteggere i cittadini eritrei dal governo brutale di Isaias Afewerki” ha denunciato Nessreddin Mohammed, rappresentante del Red Sea Afar Democratic Organisation (Rsado).
“Rinnoviamo il nostro invito all’Onu ad agire per richiedere un intervento sulle violazioni commesse in Eritrea alla Corte penale Internazionale” ha chiesto inoltre il gruppo di dissidenti in esilio, in solidarietà con i manifestanti di Berahle.
L’Eritrea, che la scorsa settimana ha celebrato i 20 di indipendenza, è considerata dagli attivisti per i diritti umani un “paese -prigione” da cui ogni anni migliaia di giovani tentano la fuga con ogni mezzo per sfuggire alla repressione e al servizio di leva obbligatorio a tempo indeterminato. Secondo le stime, sono tra i 5000 e i 10.000 i prigionieri politici detenuti nelle carceri del paese. Tra loro numerosi oppositori e giornalisti. – Misna