I recenti attacchi contro la comunità cristiana in Tanzania “non sono fatti isolati e separati”, ma fanno parte di una precisa strategia di organizzazioni islamiste straniere che hanno come obiettivo quello di islamizzare l’Africa. Ad affermarlo, in un’intervista all’agenzia Cns, è mons. Tarcisius Ngalalekumtwa, vescovo di Iringa e presidente della Conferenza episcopale tanzaniana, commentando l’ultimo attentato avvenuto il 5 maggio durante l’inaugurazione della parrocchia di San Giuseppe ad Arusha, che ha causato 3 morti e una sessantina di feriti. “I rapporti tra cristiani e musulmani in Tanzania sono sempre stati cordiali qui ed è il motivo per cui queste ultime violenze ci lasciano sbalorditi. Ne deduciamo che si tratta di interferenze esterne”, ha affermato il presule, ripetendo quanto vanno dicendo da mesi fonti della Chiesa locale. “I comuni musulmani – ha aggiunto – non hanno nulla contro la religione cristiana e la fede cattolica. Sono i fondamentalisti, influenzati dall’esterno ad essere ostili”. Il presule si è detto comunque convinto che i cattolici sapranno superare questo difficile momento grazie alla solidarietà di tutte le comunità cristiane locali: “Siamo tutti esposti a intimidazioni, ma siamo anche molto uniti, ci incontriamo e preghiamo insieme regolarmente per darci coraggio”.
Per l’attentato del 5 maggio è stato arrestato un tassista, mentre quattro arabi fermati sono stati rilasciati. L’attacco, dal quale è uscito illeso il nunzio mons. Francisco Padilla presente alla Messa, è stato l’ultimo di una serie di episodi di violenza che hanno segnato in questi ultimi due anni un’escalation delle tensioni nel Paese, dove la comunità cristiana e quella musulmana rappresentano rispettivamente circa un terzo della popolazione.
A febbraio, a Zanzibar (provincia autonoma a maggioranza musulmana) è stato ucciso padre Evarist Mushi, mentre a Natale, nello stesso arcipelago, era stato gravemente ferito in un agguato un altro sacerdote, Ambrose Mkenda. Inoltre alcune chiese cristiane erano state saccheggiate. A ottobre 120 persone erano state arrestate nel corso di scontri a Dar es Salaam in cui un gruppo di manifestanti musulmani aveva cercato di attaccare alcune chiese cristiane della capitale.
A questo si aggiungono le intimidazioni contro la Chiesa e i suoi leader attraverso pubblicazioni e diversi media. Mons. Ngalalekumtwa ha denunciato che il governo non ha sinora risposto agli appelli della Chiesa ad intervenire e a prendere posizione contro queste violenze. Il presule ha inoltre annunciato che il 31 maggio i vescovi del Paese si riuniranno per discutere il da farsi. – Radio Vaticana