Anni ed anni di sforzi e corposi investimenti per lanciare e consolidare sui mercati internazionali il turismo nel deserto algerino spazzati via, nel giro di poche ore, dalla follia omicida che ha portato un gruppo di presunti affiliati all’Isis a rapire e decapitare la guida alpina francese Hervé Gourdel.
Un evento inatteso anche alla luce del ferreo controllo del territorio che le forze di sicurezza e l’esercito algerini hanno cercato, in funzione anti-terrorismo, di imporre un po’ ovunque nel Paese. Ma soprattutto nella Cabilia, regione percorsa da fermenti sociali e politici e, nell’arco degli ultimi anni, dall’insorgere di movimenti armati legati all’islam estremo, dapprima a quello di al Qaida, oggi a quello del Califfato autocostituitosi tra Siria ed Iraq.
Appena quattro anni fa l’Algeria si era trovata davanti al problema del rapimento di turisti (come accaduto nel 2010 a Tamanrasset) cui si era cercato di porre rimedio con la drastica decisione di chiudere il parco naturale dell’Ahaggar, sino ad allora meta di molte migliaia di visitatori e, in un certo senso, fiore all’occhiello della politica di Algeri per attrarre sempre maggiori flussi dall’estero.
Il caso (sempre che di una coincidenza si tratti) ha poi voluto che il rapimento e la immediata esecuzione di Gourdel siano avvenuti praticamente alla vigilia dell’apertura ufficiale della stagione del turismo nel Sahara algerino: apertura avvenuta ieri, nella piena consapevolezza degli operatori che il colpo subito difficilmente sarà riassorbito se non tra qualche anno.
Poco o nulla servono le dichiarazioni delle autorità che sottolineano come l’area sia stata messa in sicurezza. Prova ne è il timore, tra gli operatori turistici sahariani, che nelle prossime ore, come sempre accade in casi del genere in cui a prevalere è l’ondata emozionale, comincino a fioccare le disdette delle prenotazioni, faticosamente raccolte nei mesi scorsi in fiere ed eventi promozionali.
D’altra parte gli stessi inviti alla prudenza che le ambasciate occidentali hanno indirizzato ai rispettivi connazionali che vivono o intendono visitare alcuni Paesi dove si è manifestato il terrorismo islamico non aiutano certo ad uscire da questa situazione.
Davanti a quella che si prospetta come una stagione catastrofica, le sole speranze di albergatori ed operatori del Sahara algerino poggiano sul turismo interno, che nel Paese resta abbastanza vivace, ma certamente non è in grado di turare la falla causata dalla tragedia di Hervé Gourdel. * Diego Minuti (ANSAmed).