30/06/13 – Egitto – La paura di nuove violenze

di AFRICA

Sono iniziate nel pomeriggio, in tutto l’Egitto, le manifestazioni contro il raìs islamico Mohammed Morsi, proprio nel giorno del primo anniversario da quando è stato nominato primo presidente democraticamente eletto del Paese. Al Cairo, nonostante il giorno lavorativo, il solito traffico caotico è scomparso del tutto, e fiumi di gente si dirigono invece verso il palazzo presidenziale di Heliopolis da vari punti della città e soprattutto da piazza Tahrir dove da giorni era sorta una tendopoli e da molte ore la gente si stava radunando. Assente la polizia e nessun carro armato per le strade, l’esercito e la Guardia repubblicana discretamente assicurano solo le istituzioni chiave della capitale, dallo stesso palazzo presidenziale ai ministeri.

Cartellini rossi – La paura di scontri con i sostenitori del presidente per il momento si è rivelata infondata, il clima è quello della grande festa anche se nel quartiere di Nasr City, una dozzina di chilometri dal centro e relativamente vicino a Heliopolis, i Fratelli Musulmani continuano il sit-in in corso da venerdì. La gente, giovani e vecchi, ricchi e poveri, sventola bandiere egiziane e cartellini rossi per dire a Morsi che dopo un anno di governo ormai è «fuori».

Il futuro del rais – Il raìs ha continuato a ribadire che non si farà da parte e che la sua nomina e nel segno della «legittimità», pur concedendo di aver commesso «alcuni errori». Ma la sua permanenza al potere dipenderà da questa giornata, da quanti (e sono già tantissimi) scenderanno in strada, dalla sua capacità di evitare un bagno di sangue come molti temevano e temono ancora, da cosa deciderà di fare l’esercito che, ha già avvertito, non tollererà che «l’Egitto entri in un tunnel oscuro».

La paura delle violenze – È soprattutto nelle città del Nord, da Alessandria al Delta, al Canale di Suez, che si temono violenze, come già stato negli scorsi giorni con sette vittime negli scontri tra le due parti, tra cui un ragazzo americano. A parte qualche arresto e qualche incidente minore, tutto si è svolto tranquillamente nelle prime ore della protesta indetta dal movimento di base Tamarrod (ribellione) che ha raccolto 22 milioni di firme della sua petizione per “dimettere” il raìs.* Cecilia Zecchinelli – Corriere della sera

 

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