30/06/14 – Mondo – Anche gli Stati Uniti contro le mine, ma c’è soltanto l’annuncio

di AFRICA

 

Gli Stati Uniti hanno annunciato ieri di voler aderire alla Convenzione per la messa al bando delle mine anti-uomo (Trattato di Ottawa) ma non hanno fissato una data precisa. L’annuncio è stato dato dall’Ambasciatore statunitense in Mozambico, Douglas Griffiths, a conclusione della III Review Conference del Trattato tenuta a Maputo.

Esprimendo soddisfazione per l’annuncio, Steve Gooose, capo della delegazione della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (Icbl), ha detto: “Con questo annuncio, gli Stati Uniti hanno modificato la loro posizione e messo le basi per accedere al Trattato. Il messaggio che arriva alla comunità internazionale è chiaro, il Trattato è l’unica soluzione per eliminare le sofferenze causate dalle mine”.

Maputo è stata anche l’occasione per ribadire l’impegno della comunità internazionale nella lotta alle mine e alle conseguenze umanitarie. A partecipare alla Conferenza sono stati i rappresentanti di 79 paesi membri che hanno firmato la Dichiarazione di Maputo, impegnandosi a concludere quanto stabilito dal Trattato – distruzione degli stock negli arsenali, bonifica dei territori contaminati e assistenza alle vittime da mine – entro il 2025.

Cautela sulla posizione espressa dagli Stati Uniti è stata espressa da diversi delegati presenti a Maputo. “Gli Stati Uniti – ha detto Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine – sono oggi l’unico Paese dell’Alleanza Nato a non aver aderito alla Convenzione e riteniamo che i Paesi della coalizione Nato dovrebbero promuovere l’adesione degli Stati Uniti con una chiara azione diplomatica congiunta, in primis l’Italia che nella sua dichiarazione a Maputo ha individuato come «zona grigia» della Convenzione l’assenza di adesione di molti Paesi”.

Zona grigia che comunque, ha aggiunto Schiavello, è una mancanza in un certo senso consolante rispetto al buco nero rappresentato dalla lentezza dei processi diplomatici come quello sulle armi convenzionali (CCW ndr), che pur avendo il pregio dell’estesa adesione di molti importanti Stati e del contesto pienamente multilaterale ha fatto della propria lentezza un tratto distintivo.

“Purtroppo – conclude Schiavello – la lentezza endogena di questo percorso è ormai cosa nota ed è piuttosto noto anche che non risponda con i dovuti tempi alle emergenze umanitarie che si traducono in persone, donne, bambini civili innocenti massacrati dalle armi inumane, così come sono le mine e le cluster bombs. Fortunatamente esistono le iniziative della società civile”.

A elogiare la posizione italiana è stata Santina Bianchini, presidente dalla Campagna italiana contro le mine: “Il rinnovo dell’impegno italiano su questo fronte così ben espresso nell’intervento della delegazione italiana tramite l’Ambasciatore Roberto Vellano ci rende orgogliosi – ha detto Santini – speriamo quindi che questo si traduca in un maggiore stanziamento del fondo 58/01 nella legge di stabilità e nel decreto missioni destinato proprio all’emergenze umanitarie dedicate agli ordigni inesplosi, consolidando così concretamente l’impegno dell’Italia”. – Atlasweb

 

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