Nell’Estremo Nord del Camerun non si ferma l’avanzata del colera, veicolato lo scorso aprile dalla confinante Nigeria. Negli ultimi due mesi si sono registrati 1500 contagi e circa 200 vittime: l’ultimo bilancio ufficiale è stato diffuso dal medico Rebecca Djao, responsabile regionale della sanità pubblica. Le zone più colpite, hanno precisato le autorità sanitarie, sono i dipartimenti di Mayo-Tsanaga, Logone, Chari e Mayo-Sava.
La maggior parte delle persone contagiate sono bambini di meno di cinque anni e donne, categorie più vulnerabili, ma anche diversi cittadini nigeriani in fuga dal gruppo armato Boko Haram, rifugiati nell’Estremo Nord del Camerun.
Le autorità sanitarie locali e le organizzazioni umanitarie straniere operative sul terreno hanno individuato nella grande mobilità delle persone tra i due paesi una delle cause dell’incremento dei contagi. In corso una vasta campagna di sensibilizzazione sulle regole igienico-sanitarie da osservare per arginare l’epidemia.
Il colera si contrae soprattutto durante e dopo la stagione delle piogge, attraverso il consumo di acqua o cibo contaminato dal batterio che provoca diarrea, gravi dolori intestinali e allo stomaco che possono essere letali. In base all’accesso a cure il tasso mortalità può variare tra l’1 e il 60%. In Camerun meno di un terzo della popolazione – in tutto 22 milioni di abitanti – consuma acqua potabile e solo un cittadino su 20 utilizza servizi igienici adeguati. – Misna