“Speriamo che l’accordo consenta davvero di porre fine alle violenze e preluda a un cammino di sviluppo”: lo dicono alla MISNA missionari che vivono a Múxunguè, in una regione centrale del Mozambico dove nell’ultimo anno e mezzo sono tornati a fronteggiarsi militari ed ex ribelli.
L’intesa alla quale fanno riferimento i religiosi è stata raggiunta in linea di principio lunedì scorso, a Maputo. Un portavoce degli ex ribelli della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo) ha definito l’accordo “totale”. Il ministro dell’Agricoltura José Pacheco, delegato ai negoziati del governo del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), ha sottolineato che in virtù del compromesso “nessuno sarà perseguito” per le proprie responsabilità nelle violenze del 2013 e del 2014.
La notizia dell’intesa, che dovrebbe essere formalizzata a breve, è stata accolta con sollievo particolare nella provincia di Sofala. “Sulla base delle informazioni disponibili – dice padre José Luis Mejía Gonzáles, missionario comboniano a Múxunguè – l’accordo prevedrebbe l’integrazione degli ex combattenti della Renamo nell’esercito o, in alternativa, un loro risarcimento da parte dello Stato”.
Múxunguè è situata lungo la principale arteria stradale del paese, che collega Maputo e il sud con le regioni settentrionali. Solo il mese scorso, nei pressi di questa località agguati attribuiti a militanti della Renamo hanno provocato almeno otto vittime civili.
Secondo le fonti della MISNA, l’intesa raggiunta questa settimana dovrebbe rasserenare il clima politico in vista delle elezioni legislative e presidenziali in programma il 15 ottobre. “La Renamo – sottolinea padre José – ha già annunciato la decisione di partecipare al voto e di candidare per la massima carica dello Stato il suo leader storico Afonso Dhlakama”. – Misna