Un’opportunità di lavoro preziosa o un accordo al ribasso che rischia di portare a nuove forme di “schiavitù”? E’ l’interrogativo innescato da un’intesa con la Corea del Sud per l’invio nel paese asiatico di 100.000 giovani del Malawi da impiegare in fabbriche o aziende agricole.
Questa settimana, riferisce l’agenzia di stampa Malawi News Agency, il confronto è finito in parlamento. Il ministro del Lavoro Eunice Makangala ha detto che l’accordo mira ad “aiutare i giovani del Malawi” di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Alcuni deputati dell’opposizione, però, hanno già parlato di “lavori da schiavi” e sostenuto che in Corea del Sud in passato sono stati frequenti i casi di abusi a danno della manodopera straniera. “Ci lamentiamo sempre della fuga dei cervelli e incoraggiamo i migranti a tornare in Malawi – ha detto Stevyn Kamwendo, un deputato del Democratic Progressive Party – ma ora ci mettiamo a esportare il meglio della nostra forza lavoro”.
L’accordo tra Lilongwe e Seul è stato sottoscritto a marzo. Di fronte al montare delle polemiche, il governo del Malawi ha promesso di aprire in Corea del Sud un ufficio incaricato di aiutare i migranti a risolvere eventuali problemi. Un dato di fatto, invece, è che l’anno prossimo in Malawi si vota e il Dpp ha già cominciato la campagna elettorale contro la presidente Joyce Banda. – Misna