31/05/13 – Mali – A Gao solidarietà con Kidal e accuse alla Francia

di AFRICA

 

Tremila persone hanno manifestato per le strade di Gao chiedendo la “liberazione totale” di Kidal e la sua partecipazione alle elezioni di luglio: lo riferisce il quotidiano locale ‘Journal du Mali’, precisando che alla marcia pacifica hanno partecipato giovani, donne ed anziani. La popolazione di Gao, uno dei tre capoluoghi della vasta e desertica regione settentrionale dell’Azawad, ha auspicato il ritorno della pubblica amministrazione e il ridispiegamento delle forze armate maliane a Kidal, ancora oggi controllata da gruppi ribelli tuareg. Sia il Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) che il Movimento arabo dell’Azawad (Maa) si oppongono alla presenza politica e militare di Bamako, chiedendo che siano truppe straniere a monitorare le presidenziali in agenda per il 28 luglio. La sicurezza dell’instabile capoluogo è stata affidata ai soldati francesi dell’operazione ‘Serval’ – in corso da gennaio – e ai militari di paesi dell’Africa occidentale dispiegati nell’ambito della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma). “Lo Stato maliano ci ha abbandonato: qui non c’è ancora luce né acqua” hanno anche denunciato i manifestanti.

Al di là dei slogan di solidarietà con la popolazione di Kidal e in difesa dell’unità territoriale, gli abitanti di Gao hanno rivolto critiche a Parigi, accusando l’ex potenza coloniale di sostenere l’occupazione dell’Mnla a Kidal e di continuare a favorire la comunità tuareg a scapito di altre etnie. Gli striscioni esibiti dagli abitanti della più grande città del nord ringraziavano il presidente François Hollande per “averci liberato dai terroristi”, chiedendo di “liberare anche Kidal per ristabilire la fiducia”. Da settimane si fanno sentire voci sempre più critiche nei confronti della Francia per la stretta collaborazione con la ribellione tuareg, considerata responsabile della crisi politico-militare scoppiata nel gennaio 2012 e del successivo dominio dei gruppi islamici sul nord del Mali.

La manifestazione, organizzata da un’ampia coalizione di associazioni della società civile locale, si è svolta mentre in Burkina Faso sono in corso colloqui tra paesi dell’Africa occidentale e tuareg dell’Mnla e dell’Maa. A Ouagadougou i mediatori della comunità regionale stanno cercando di strappare un accordo per consentire di tenere le votazioni anche a Kidal. A Nouakchott l’emissario maliano per il nord Tiébilé Dramé ha invece stabilito un primo contatto con capi militari e politici del Movimento arabo dell’Azawad. Finora i due movimenti si rifiutano di disarmare prima del voto, proponendo al massimo un cessate-il-fuoco. A Kidal è anche di scena il Movimento islamico dell’Azawad (Mia), fazione dissidente dei jihadisti di Ansar Al Din, terzo interlocutore con il quale finora alcuna trattativa è stata aperta.

Oltre alla questione di Kidal, il governo di transizione di Bamako deve accelerare i preparativi elettorali anche per i più di 170000 maliani rifugiati nei vicini Niger, Burkina Faso e Mauritania. Intanto il ministro dell’Amministrazione territoriale, Moussa Sinko Coulibaly, ha annunciato che “il materiale elettorale e tutta la logistica sono già pronti” a Bamako, nelle cinque regioni meridionali e in parte a Mopti (centro). Intanto sul versante militare le Nazioni Unite si stanno predisponendo per il dispiegamento, previsto per il 1° luglio, di una missione di peacekeeping (Minusma). Su questa il Consiglio di sicurezza dovrà pronunciarsi in via definitiva il 25 giugno. “Sarà una grande sfida per i contingenti dell’Africa occidentale adeguarsi agli standard dell’Onu” ha detto il capo dei peacekeepers delle Nazioni Unite, Hervé Ladsous, in riferimento ai 6500 soldati africani già operativi in Mali, originari tra gli altri dal Ciad, Niger, Burkina Faso e Costa d’Avorio. – Misna

 

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