31/05/13 – Tunisia – 5 giugno tre Femen alla sbarra e Amina interrogata

di AFRICA

 

Sembra farsi molto complicata la vicenda giudiziaria di Amina, la ragazza tunisina che e’ stata arrestata il 19 maggio per avere imbrattato il muro di un cimitero di Kairouan e per il quale il giudice istruttore ha ritenuto ieri di dovere emettere un altro provvedimento restrittivo, per lei che era ancora in stato di detenzione, per consentire nuove indagini per condotta immorale. Una iniziativa inattesa e che ha provocato malumore tra i difensori della ragazza, che non hanno nascosto la sorpresa per un provvedimento che ritengono esagerato.

L’ipotesi formulata dal magistrato lascerebbe intendere che nei comportamenti tenuti dalla ragazza davanti ai salafiti – che a Kairouan si erano dati appuntamento per il loro raduno annuale – siano stati ravvisati elementi di immoralita’. Ma tale ipotesi – sostenuta nelle ore successive all’arresto, ed anche nei giorni dopo, dal governatore di Kairouan – sembra essere stata ampiamente smentita, oltre che da parecchi testimoni, anche dai molti video che hanno ”accompagnato” Amina nella sua ‘protesta’ e nei quali non si vede mai che si sia denudata o abbia fatto qualcosa che possa avere violato la sacralita’ dei costumi, se non guardare in faccia chi – i salafiti di Ansar al Sharia – la insultava e minacciava. Ma il giudice istruttore non sembra avere avuto alcun dubbio e, emettendo il provvedimento, ha anche deciso che Amina debba restare in stato di detenzione almeno sino al 5 giugno, giorno in cui e’ stato fissato l’interrogatorio. Alla fine se, nell’ipotesi piu’ favorevole, Amina dovesse essere scagionata, avrebbe lo stesso trascorso piu’ di due settimane in prigione.

Ma se l’evoluzione dell’inchiesta dovesse andare male per lei, la prospettiva piu’ immediata e’ che attenda in carcere il giudizio, che comunque in Tunisia ha tempi ragionevoli, ma non certo strettissimi. Il processo di ieri, conclusosi con una ammenda di 300 dinari (150 euro), l’ha ritenuta colpevole della detenzione di una bomboletta di gas lacrimogeno, sospendendo il giudizio sull’altra accusa, formalmente piu’ grave, di avere imbrattato un muro. E, quasi che il caso avesse deciso di giocare un suo ruolo, per il 5 giugno e’ stato fissato anche il processo alle tre attiviste di Femen che, mercoledi’, hanno manifestato a favore di Amina davanti al tribunale di prima istanza di Tunisi.

Per loro le accuse sono quelle di oltraggio al pudore ed attentato ai costumi, mentre per la feroce resistenza opposta agli agenti che tentavano di rivestirle non e’ stata mossa alcuna contestazione. Le due accuse, combinate, possono portare ad una condanna complessiva di un anno di reclusione. Ma se il gruppo di Femen aveva l’obiettivo di sollevare un polverone e, con esso, di attirare l’attenzione internazionale della vicenda di Amina, puo’ dirsi ampiamente soddisfatto. (ANSAmed).

 

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