Tensione ancora alta in Egitto, dove oggi il governo ha lanciato un nuovo monito, chiedendo alla polizia di procedere agli sgomberi dei sit-it organizzati dai sostenitori del presidente deposto Mohammed Morsi. In una dichiarazione trasmessa in televisione, il ministro dell’Informazione Dorreya Sharaf el-Din, ha definito questo tipo di proteste una “minaccia inaccettabile” alla sicurezza nazionale, e ha invitato le forze di sicurezza a mettere fine alle dimostrazioni “nei limiti della legge e della Costituzione”. I principali sit-in a favore di Morsi si stanno tenendo al Cairo, fuori dalla moschea Rabia al-Adawiya e all’esterno della principale Università della capitale, fin dal giorno del colpo di Stato militare, lo scorso 3 luglio.
Governo: sgombero sara’ graduale. Ancora non sono chiare le modalità in cui avverrà lo sgombero, ma le autorità promettono che si tratterà di un processo graduale. “Spero che (i sostenitori di Morsi, ndr) facciano ricorso alla ragione” e se ne vadano senza che le autorità intervengano, ha detto il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim, che è anche capo della polizia. In un secondo momento una nota del ministero ha fatto sapere di star valutando “i passi appropriati” da prendere alla luce delle notizie sul tipo di armi di cui i manifestanti sono in possesso e se tra loro ci siano stranieri. I passi graduali, prosegue il ministero, saranno un avvertimento a lasciare l’area, l’utilizzo di gas lacrimogeni se i manifestanti non se ne andranno e, alla fine, “la legittima difesa”.
Fratelli musulmani: polizia pronta a nuovo massacro. Dura però la reazione dei Fratelli musulmani. La decisione del governo, ha detto Ahmed Sobaie, portavoce di Libertà e giustizia, braccio politico del gruppo islamico, “apre la strada a un altro massacro”. “La polizia di Stato – ha aggiunto – si sta preparando a commettere altri massacri contro i civili innocenti e disarmati che stanno tenendo sit-in per motivi di legittimità”. Secondo Gehad el-Haddad, portavoce dei Fratelli musulmani, l’annuncio riflette la regola di una “banda cospirativa” che non ha rispetto per la legge. Alla domanda di Associated Press se i musulmani lasceranno volontariamente la protesta o manderanno donne e bambini a casa, il portavoce ha risposto: “Questo è un sit-in aperto. Non abbiamo il controllo sulle persone. Non li controlliamo. È una scelta libera”. Dal 3 luglio, giorno del colpo di Stato con cui è stato deposto Morsi, sono già 260 le vittime dei disordini.
Rinviati a giudizio tre leader Fratelli musulmani. Sempre oggi, la procura del Cairo ha ordinato il rinvio a giudizio di tre leader dei Fratelli musulmani accusati di aver incitato l’uccisione di almeno otto manifestanti lo scorso mese, fuori dal quartier generale della formazione islamica nella capitale. Il provvedimento riguarda il leader del gruppo Mohammed Badie, attualmente latitante, del suo vice Khairat el-Shater e di Rashad Bayoumi. Questi ultimi due sono in custodia con almeno altri sei leader della formazione e alleati islamici, tra cui l’ex capo spirituale del gruppo, Mahdi Akef, e Saad el-Katatni, leader del braccio politico dei Fratelli, il partito Libertà e giustizia.
Unione africana incontra Morsi. Intanto oggi una delegazione dell’Unione africana (Ua), guidata dall’ex presidente del Mali Alpha Oumar Konaré, ha incontrato Morsi per circa un’ora. Due giorni fa aveva fatto visita all’ex presidente anche l’Alto commissario dell’Ue per gli Affari esteri, Catherine Ashton. Si era trattato del primo contatto dell’ex leader con il mondo esterno dal giorno del golpe. Da allora Morsi è detenuto in una località sconosciuta. La settimana scorsa la procura ha annunciato di aver indagato l’ex capo di Stato per aver complottato con Hamas nell’organizzare un’evasione dal carcere durante la rivolta popolare del 2011, che portò alla caduta del regime di Hosni Mubarak. – LaPresse/AP